Il fosco autunno di Alemanno, all’epilogo disastroso di cinque anni davvero esiziali per la città eterna (e se per qualche improbabile accidente della storia dovesse continuare a fare danni ne metterebbe a rischio forse anche l’eternità), continua a fare brutte sorprese ai poveri cittadini romani, alcuni dei quali a suo tempo furono rei di averlo votato.
Noi romani ne stiamo davvero vedendo di tutti i colori. Dal pessimo funzionamento dei mezzi pubblici (l’altra sera ho aspettato per un’ora e passa un autobus prima di arrendermi e cercare un’altra soluzione), alle disavventure della metro C, ai tentativi fortunatamente abortiti di svendere l’Acea, all’affidamento di incarichi di consulenza ad avanzi di galera dei Nar, della Banda della Magliana e di analoghe organizzazioni benefiche… La lista delle malefatte è lunga ed articolata. Prima ci liberiamo di questo improbabile personaggio meglio è.
Per costruire una reale alternativa ad Aledanno è necessario, come scrive Luigi Nieri sul manifesto del 4 agosto, “rimettere al centro le periferie, la partecipazione, il protagonismo dei cittadini; rilanciare le politiche ambientali, culturali e l’altra economia; ridare ossigeno al trasporto pubblico; impedire la cementificazione selvaggi, imponendo il rispetto incondizionato dei vincoli urbanistici; fermare ogni tentativo di privatizzazione dei beni pubblici e delle aziende comunali e ripubblicizzare interamente il servizio idrico, andando oltre la situazione attuale”. In sintesi, prosegue Luigi, occorre creare discontinuità con quei poteri forti che sono stati il vero malgoverno di Roma. Ieri con Veltroni e Rutelli, aggiungo io, oggi con l’impresentabile Alemanno, che ci mette del suo in termini di cialtronaggine, clientelismo di bassa lega, improvvisazione e uso della cosa pubblica a fini privati.
Purtroppo, quindi, questi poteri forti hanno radici solide anche nel Pd, come dimostrato da varie vicende, non ultima quella dei parcheggi sotterranei recentemente denunciata da Paolo Berdini che si riferisce in particolare a una vicenda, quella del viale Leonardo da Vinci oggi degradato a vicolo inquinato, rumoroso e trafficato per colpa degli appetiti dei puppari e del servilismo dei loro reggipancia politici di destra e di centrosinistra.
Un’altra vicenda di tentativo bipartisan ai danni dei beni pubblici e della democrazia partecipata è poi quella della Città dell’altra economia di Roma, dove uno schieramento composito tenta di porre fine a un’importante esperienza di democrazia partecipata e costruzione del basso di nuova imprenditorialità per dare spazio ai soliti poteri forti di cui sopra.
A difesa di tale esperienza vi invito a firmare l’appello in cui si afferma tra l’altro che “Dal 31 luglio scorso è in atto presso la Città dell’altra economia una mobilitazione permanente promossa da cittadini e cittadine, ma anche da rappresentanti di oltre quaranta tra organizzazioni sociali, sindacati, associazioni, partiti, raccolti nel Comitato di sostegno alla Cae. Una mobilitazione conviviale e determinata, che accetta la sfida di intrecciare principi e pratiche di economia solidale, democrazia dal basso, tutela dei beni comuni e antifascismo, sulla strada aperta da altre importanti pezzi di società civile, di cui il Teatro Valle occupato, il Nuovo Cinema Palazzo e il movimento per l’acqua pubblica sono probabilmente il volto romano più noto”, e si chiede conseguentemente alle istituzioni di avviare un progetto serio, pubblico e partecipato di rilancio della Città dell’altra economia.
Si tratta di un appello importante perché è stato redatto da chi si sta mobilitando a difesa di uno spazio pubblico che moltissimi Romani hanno potuto utilizzare ed apprezzare in questi anni. E anche perché sottolinea l’esigenza di una partecipazione democratica dal basso, unica garanzia per salvare la nostra bella ed eterna città non solo da Alemanno ma da ogni rappresentanza dei poteri forti. Dopo lo sgombero degli occupanti è anche prevista un’assemblea per il 24 agosto al Teatro Valle per decidere le iniziative da portare avanti per difendere quell’importante spazio comune da ogni operazione lottizzatoria e speculativa.