L'area è costata oltre un miliardo di sterline, è stata rivenduta a 557 milioni alla famiglia reale del Qatar e saranno costruiti appartamenti di lusso (che i vecchi abitanti non potranno permettersi), con una perdita secca per le casse statali di 275 milioni
La zona in cui si è deciso di organizzare le Olimpiadi di Londra 2012 è il cosiddetto East End londinese – una zona abbastanza centrale che copre i comuni di Hackney, Newham, Tower Hamlets e Waltham Forest – quartieri che sono tra i più poveri e disagiati della città e dell’intera Inghilterra. Una recente inchiesta della sanità pubblica (NHS) ha evidenziato come qui abitino i giovani meno sani e istruiti del paese, con la più bassa aspettativa di vita, il più alto livello di disoccupazione e di numero pro capite di condanne penali. Essendo però questi quartieri relativamente centrali, ecco che i terreni su cui sorgono i fatiscenti palazzoni popolari in cui abitano questi ragazzi diventano occasione perfetta per operazioni di speculazione edilizia. E l’equilibrio tra rigenerazione e degenerazione urbanistica dovuta alle Olimpiadi si fa quantomeno incerto.
“L’Eastend londinese è la più grande opportunità per gli speculatori – spiega a ilfattoquotidiano.it Julian Cheyne, uno cui la casa l’hanno demolita per far posto a un deposito olimpico – In questi anni gli episodi di corruzione sono aumentati e buona parte di quello che è stato requisito dagli enti pubblici grazie a leggi speciali è stato rivenduto ai privati a prezzo ridotto. Con ingenti perdite per lo stato e guadagni immensi per gli speculatori”. L’esempio più lampante è il Villaggio Olimpico. Costato oltre un miliardo di sterline, di cui un quarto arrivato dai privati e il resto attinto dai fondi pubblici, è stato rivenduto l’anno scorso per 557 milioni di sterline alla famiglia reale del Qatar, che lo trasformerà in appartamenti di lusso, con una perdita secca per le casse statali di 275 milioni.
L’Olympic Delivery Authority (ODA), ente pubblico che si occupa della gestione delle infrastrutture, assicura che il problema alloggi sarà alleviato proprio grazie ai Giochi, la cui eredità sarà un elevato numero di case a disposizione degli abitanti del quartiere. In realtà, come spiega Julian, “il numero di case che dicono di aver costruito grazie alle Olimpiadi era già pianificato. La differenza è che una volta che è stata ottenuta l’assegnazione delle Olimpiadi il piano regolatore è cambiato. Adesso si è deciso di procedere con la demolizione delle vecchie case e la costruzione di appartamenti di lusso che gli abitanti del quartiere non potranno permettersi. Inoltre ogni nuova unità abitativa che sarà realizzata è sottratta come numero al precedente piano regolatore, quindi la fregatura per i locali è doppia”.
Un altro esempio di una gestione dedita al lucro della tanto sbandierata ‘eredità olimpica’ lo si trova nell’annuncio della London Legacy Development Corporation (LLDC) – sussidiaria della ODA per quanto riguarda il Parco Olimpico – che a Giochi terminati all’interno del Parco saranno realizzati 11mila appartamenti per gli abitanti del quartiere. Ebbene, di questi 11mila appartamenti 2,800 facevano parte del Villaggio Olimpico e sono già stati venduti a privati. Dei rimanenti 8mila circa, solo il 6% saranno destinati a social housing (le cui liste di attesa a Newham sfiorano i dieci anni) e il resto sarà messo sul mercato. Tra questi solo 3mila circa saranno – come d’obbligo – venduti a ‘prezzo accessibile’. Peccato che per ‘prezzo accessibile’ si intenda l’80% del valore di mercato: un costo già fuori portata per i locali e destinato a salire dalla concomitante rivalutazione edilizia, provocata dagli appartamenti di lusso ricavati dalla riconversione del Villaggio Olimpico.
Il risultato è che intere comunità rischiano di – o sono state già – smembrate. E che i locali si trovano costretti a emigrare in periferia contro la loro volontà, abbandonando quel minimo di tessuto sociale che erano riusciti a costruire in condizioni d’indigenza e povertà. Alcuni abitanti di Newham hanno addirittura rischiato di essere deportati a Stoke On Trent, a quasi 300 Km da Londra, come risulta da una lettera spedita da Robin Wales (il sindaco di Newham) alla Brighter Futures Housing Association, organizzazione benefica con sede a Stoke. Come denunciano i comitati di quartiere, più che a una rigenerazione urbana di quartieri disagiati si sta quindi assistendo al tentativo di ripulire la zona dalle sacche di povertà semplicemente spingendole in periferia o fuori città – con operazioni che lo stesso sindaco Boris Johnson aveva definito di “pulizia etnica stile Kossovo” – per poi lasciare campo libero alle speculazioni edilizie sui terreni divenuti liberi.