Ambiente & Veleni

Diario dal rompighiaccio di Greenpeace per salvare l’Artico (I)

Arctic Sunrise, Greenpeace
Greenpeace/ Denis Sinyakov

Non c’ho pensato due volte quando mi hanno proposto di salire a bordo dell’Arctic Sunrise, il rompighiaccio di Greenpece in viaggio intorno al Polo Nord. Non sapevo dove sarei andata né come ci sarei arrivata, né di preciso quello che avrei dovuto fare, ma ho detto subito “sì”. Prendere o lasciare, questa è Greenpeace. Sono due anni che lavoro nell’ufficio italiano e sono due anni che sento parlare di petrolio, trivelle e cambiamenti climatici. Finalmente è arrivato il momento di vedere tutto questo con i miei occhi.

La campagna www.SaveTheArctic.org è stata lanciata alla conclusione del (deludente) meeting di Rio. Il tour dell’Arctic Sunrise è partito subito dopo con una spedizione scientifica al Polo Nord. E adesso stiamo navigando nel Mare di Barents, al largo della Russia, dove si trova la “Prirazlomnaya”, la prima piattaforma petrolifera nell’Artico (di Gazprom). Potrebbe essere l’inizio di una pericolosissima corsa all’oro nero. Per questo Greenpeace chiede la creazione di un santuario nell’ArticoPer questo dobbiamo raggiungere 2 milioni di firme con la nostra petizione.

Greenpeace/ Denis Sinyakov

Sull’Arctic Sunrise, detta anche “the washing machine”, il mal di mare è una certezza. Questo perché, essendo piatta, la chiglia del rompighiaccio è molto più sensibile al movimento del mare. Fino a questo punto del viaggio, durante quattro giorni di navigazione, non abbiamo incontrato nessun’altra nave, solo mare, a volte calmo a volte in tempesta (le condizione meteorologiche cambiano molto velocemente da queste parti). La nave è come un’isola, un microcosmo, con le sue proprie regole. Sveglia alle 7:30, colazione dalle 8:00 alle 8:30, poi le pulizie, pranzo a mezzogiorno e cena alle 18: così viene scandito il tempo a bordo. E tra un pasto e l’altro tutti lavorano.

Greenpeace/ Denis Sinyakov

Questa nave ne ha viste di cose da quando nel 1995 Greenpeace l’ha comprata da un’azienda norvegese. Il primo ufficiale dell’Arctic Sunrise, Paul, ha iniziato a lavorare per Greenpeace nel 1988, ma il suo primo viaggio sul rompighiaccio è stato nel ’96. In questo momento Paul è la persona con più esperienza a bordo. Durante questi 24 anni di navigazione è stato nove volte in Artico e due in Antartide. La cosa che più mi ha colpito dei suoi racconti è il contrasto tra l’atteggiamento ostile delle autorità e delle forze dell’ordine nei confronti di Greenpeace da un lato, e l’accoglienza e solidarietà delle persone comuni dall’altro.

Greenpeace/ Denis Sinyakov

Quando ci siamo messi in contatto radio con la piattaforma petrolifera, il capitano della “Prirazlomnaya” non è stato molto accogliente. La nostra nave deve tassativamente rimanere a una distanza di 3 miglia, altrimenti potremmo avere grossi guai. Possono impedirci di avvicinarci, ma noi continueremo a portare avanti la nostra campagna per salvare l’Artico.
di Rebecca Borraccini, addetta stampa a bordo dell’Arctic Sunrise.