Gli uffici di collocamento tedeschi certificano un aumento del 6,5% di nuovi occupati provenienti anche da Spagna, Grecia, Portogallo. "Berlino potrebbe trarre grandi benefici da queste risorse"
Nel dubbio sulle sorti dell’euro, Berlino si prepara al flusso di immigrati dai Paesi europei in crisi. Del resto come nelle grandi depressioni del passato, anche in quella attuale si sta registrando un importante flusso di lavoratori che si spostano dai Paesi maggiormente colpiti verso quelli che stanno resistendo meglio alle difficoltà. In Germania il fenomeno ha assunto dimensioni tali da attirare l’attenzione dell’Agenzia federale per il Lavoro, l’equivalente dei nostri centri per l’impiego (l’ex ufficio di collocamento). L’agenzia tedesca ha infatti realizzato uno studio basato sui dati raccolti a tutto maggio 2012 ed è giunta alla conclusione che in dodici mesi il numero di cittadini italiani, greci, spagnoli e portoghesi che lavorano in Germania è cresciuto del 6,5% a 452mila unità.
Non poco se si pensa che nello stesso periodo il mercato del lavoro tedesco è complessivamente cresciuto soltanto dell’1,6 per cento. Nel dettaglio il numero degli italiani che lavorano in Germania è cresciuto del 4,2%, quello degli spagnoli dell’11,5%, quello dei greci del 9,8% e quello dei portoghesi del 5,9 per cento. E alla fine del mese di maggio erano ben 232.800 i nostri concittadini italiani impiegati in Germania, contro i 117.700 greci, i 55.600 portoghesi e i 46.000 spagnoli. L’agenzia del lavoro tedesco specifica che non è in grado di stabilire quanti cittadini di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo si trovassero già nel Paese da lungo tempo e quanti invece siano arrivati di recente a causa della crisi ma scrive anche che “è plausibile supporre che la crescita del loro numero sia dovuta proprio alla crisi esplosa negli ultimi anni”.
I numeri, in ogni caso, rispecchiano in qualche modo la gravità della crisi nei mercati domestici. E se dall’Italia hanno iniziato a scappare anche gli immigrati, il balzo maggiore è stato fatto registrare dalla Spagna che, non a caso, ha una lunghissima tradizione di disoccupazione giovanile. In base a quanto reso noto da Eurostat, l’ufficio di statistica europeo, a giugno i giovani spagnoli senza un impiego erano più della metà del totale (52,7%); in Grecia, dove la situazione è precipitata negli ultimi anni, la situazione non è molto diversa: il 52,8% degli under 25 non trova un impiego. Il dettaglio più drammatico del dato greco è che negli ultimi dodici mesi si è assistito a una crescita di ben nove punti percentuali. In Italia la disoccupazione giovanile è a livelli decisamente più bassi (anche se non meno preoccupanti): 36,2 per cento. Per tutti questi Paesi il confronto con la Germania assume toni drammatici: a fine giugno erano circa 350.000 i giovani tedeschi tra i 15 e i 24 anni senza lavoro, il 7,9 per cento.
L’affermazione più stupefacente di tutto lo studio dell’agenzia del lavoro è però quella in cui si dice che la Germania “potrebbe ricavare grossi benefici da questa crisi dei Paesi del Sud Europa”. Berlino cerca da tempo di attirare forze lavoro altamente qualificate e la situazione è propizia. La scorsa primavera il cancelliere Angela Merkel era andata a Madrid per incontrare l’ex premier spagnolo José Luis Zapatero e aveva detto che in Germania c’erano 100mila posizioni aperte per ingegneri. Le sue parole devono essere giunte alle orecchie anche di molti giovani italiani.