La colpa è nostra, tutti presi e compresi dal personaggio del momento, abbiamo trascurato le graziosissime atlete della ginnastica ritmica di gruppo, pluricampionesse del mondo. E mentre Federica, la più favorita delle nostre, colava a picco e la squadra di nuoto si azzuffava fuori dall’acqua, le farfalle azzurre spiccavano il volo. Belle anche da ferme, fisici scolpiti da indossatrici (non anoressiche). Ginnaste, ballerine e giocoliere, con palle, cerchi e nastri. Grazia, precisione ed eleganza in un capolavoro di coordinazione, una performance tra le più accattivanti e coreografiche di tutte le Olimpiadi. Con piroette, spin e spaccate in aria hanno dato filo da torcere sul centesimo alle inarrivabili russe, inventrici di questa disciplina.
La ginnastica ritmica è uno sport, almeno a livello olimpico, molto giovane. Inserita nel programma solo a partire del 1984 (Olimpiadi di Los Angeles) con la prova individuale e, a partire dal 1996 (Atlanta), per quanto riguarda la prova a squadre. Le farfalle azzurre si chiamano Elisa Santoni, Elisa Blanchi, Anzhelika Savrayuk, Romina Laurito, Marta Pagnini e Andrea Stefanescu. Ma in quanti conosciamo i loro nomi? Eppure hanno vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene. In questo siamo un po’ cialtroni, sembriamo apprezzare lo sport soltanto quando si accompagna alla fama e al denaro. Restiamo indifferenti al talento, alla fatica e al sudore degli sport meno “noti” e meno ricchi.