A fare il punto sul loro stato di salute è l'ultimo rapporto dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) sui mammiferi marini del Mediterranoe al quale ha partecipato un gruppo di esperti italiani dell’Istituto Tethys. La foca monaca ha il 50% di possibilità di estinguersi in natura nei prossimi dieci anni
Foca monaca, capodoglio, delfino comune: tre specie simbolo del Mediterraneo in lotta contro il rischio estinzione. A fare il punto sul loro stato di salute è l’ultimo rapporto dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) sui mammiferi marini della regione, al quale ha partecipato un gruppo di esperti italiani dell’Istituto Tethys.
La foca monaca resiste, ma secondo lo studio Iucn ha il 50% di possibilità di estinguersi in natura nei prossimi dieci anni. E’ una specie ormai in “pericolo critico”: la sua popolazione del Mediterraneo oscilla fra i 350 e 450 individui divisi in diverse colonie, che non superano mai i 50 adulti. “Da più di quindici anni – spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente dell’Istituto di ricerca Tethys – la foca monaca è nelle stesse condizioni: è una brutta notizia perché non dà segni di recupero, ma la buona notizia è che rimane stabile, anche se ad un livello molto basso. Questo è il segnale che se i governi della regione cominciassero ad attuare misure serie di protezione, la specie potrebbe riprendersi, invece non stanno facendo nulla”. La foca monaca è stata avvistata in Nord Adriatico, in Croazia, nelle Egadi, negli ultimi anni anche a Ponza, in Toscana, in Sardegna, ma il nucleo principale è in Grecia (fra Zante,Cefalonia, Lefkada ed Egeo), dove i pescatori continuano ad ucciderla.“La percepiscono come un concorrente per i pochi pesci che sono rimasti” spiega l’esperto.
Il capodoglio è un’altra specie considerata a rischio estinzione, un passo indietro rispetto al livello “critico” della foca monaca. “E’ in pericolo – afferma Notarbartolo di Sciara – perché va a finire nelle reti pelagiche derivanti usate per la pesca del tonno e del pescespada. Ancora utilizzate in Sud Italia, Marocco e Turchia, anche se da undici anni sono fuorilegge, risultano devastanti per il capodoglio, che facilmente rimane intrappolato”. Il capodoglio è più diffuso della foca monaca e vive soprattutto nel Mediterraneo occidentale fra Mar Ligure, Mare delle Baleari, Ionio e a Sud di Creta. Questa specie ha anche un problema di collisioni con le navi, più difficile da risolvere per via del traffico. In pericolo come il capodoglio è il delfino comune: “E’ scomparso dal suo areale – racconta l’esperto – e resiste nel Mare di Alboran fra la Spagna e il Marocco, alcune zone del Tirreno, lo Stretto di Sicilia, l’Egeo e il Mar di Levante, di fronte alle coste di Israele”. Uno dei problemi del delfino comune è che la pesca eccessiva ha esaurito lo stock delle sue prede. “Nella Grecia ionica, ad esempio – spiega Notarbartolo di Sciara – a Mityka, una volta si faceva la festa della sardina. Ora sono state pescate tutte e la sagra si fa con orate da allevamento. I delfini che erano lì se ne sono andati”. Di altre specie di cetacei non ci sono dati e quindi sono “non classificate”, per questo non risultano a rischio. Secondo l’esperto “foca monaca, capodoglio e delfino comune ancora resistono, ma si rischia di superare la soglia critica. Ovunque si guardi nel Mediterraneo infatti non c’è l’azione di tutela che ci dovrebbe essere”. Come nel caso del Santuario dei cetacei, fra Italia, Principato di Monaco e Francia. “Non c’è – conclude il presidente di Thetys – la volontà politica: ancora non esiste un ente gestore. Non mancano le dichiarazioni di intenti, il problema è l’attuazione degli impegni assunti”.