Nella città alle porte di Roma il ricordo del Maresciallo Graziani, protagonista delle violazioni dei diritti umani nella guerra contro l'Etiopia ed ex ministro della Difesa durante la Repubblica di Salò. Il sindaco: “Onoriamo il soldato con la s maiuscola”
Ad Affile il tempo si è fermato. Nel comune, in provincia di Roma, l’amministrazione locale riunisce la comunità per esaltare “l’eroismo del soldato”, il generale mussoliniano e concittadino Rodolfo Graziani, seppellito nel cimitero comunale. Iniziativa pubblica, soldi di tutti per l’inaugurazione di un parco pubblico con sacrario dedicato a Graziani che fu protagonista della guerra di conquista fascista in Etiopia e poi ministro della Difesa nella Repubblica sociale italiana.
Nella Regione Lazio che chiude gli ospedali e sforbicia i servizi, il sindaco Ercole Viri, che guida una giunta di centrodestra, inaugura il sacrario con annesso parco costato 125 mila euro, prelevati da apposito fondo regionale. Una serata di commemorazione con il taglio del nastro alla presenza dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida, discorso delle autorità in memoria della patria e di Graziani e cena sociale. Il passato, quello dei vinti, sconfitto dalla resistenza partigiana e dalla Costituzione repubblicana, ritorna celebrato dall’amministrazione comunale alla presenza del parroco don Ennio Innocenti che ha ricordato il maresciallo d’Italia Graziani.
Nessun imbarazzo per gli etiopi gasati nella guerra di conquista del regime fascista, definiti “costi” propri di ogni conflitto, in quella spedizione guidata armi in pugno dal generale. Nessun imbarazzo neanche per il bando di Graziani che condannò alla morte i giovani renitenti che rifiutarono la leva sotto la Repubblica sociale italiana, l’ultima esperienza di quel ventennio, cancellato da alleati e partigiani. “Non devo perdonare nulla al soldato, con la s maiuscola, Graziani – spiega il sindaco al Fatto – oggi abbiamo dimostrato che il nostro concittadino non ha commesso errori. Onoriamo il generale in quanto affilano e degno di rivalutazione rispetto alla storia scritta da chi era mosso da altri intenti”. Per Graziani, alla fine della Seconda guerra mondiale, ci fu la condanna a 19 anni, 17 condonati, prima della morte nel 1955.
Ad Affile ci sono quelli con il drappo al braccio della X Mas, ex militari, la Giovane Italia della provincia di Roma. Durante il corteo, sindaco in testa, quando evochiamo i partigiani, un cittadino si gira, irato: “Quattro ruba galline”. Sul sacrario la scritta: Patria e onore. “Graziani è un esempio per i giovani – continua il sindaco – di attaccamento alla patria. Poteva andare con i vincitori, ma è rimasto leale e coerente con le sue idee per salvare l’Italia”. L’iniziativa è stata criticata dall’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, e anche dal Partito democratico. Il consigliere regionale Esterino Montino ha attaccato: “È una vergogna inaccettabile. Voler ricordare con un monumento un signore come Graziani, che si è macchiato anche di crimini contro l’umanità per la sua feroce repressione a base di gas letali contro i giovani etiopi, è grave e inaccettabile”.
Mentre Mario Monti parla di spending review, ad Affile ci si ritrova per celebrare un protagonista del ventennio fascista a spese dei contribuenti. A maggio era toccato al busto di Giorgio Almirante, scoperto alla presenza dell’immancabile leader della Destra Francesco Storace, di Luca Romagnoli, segretario della Fiamma Tricolore, dell’assessore regionale Francesco Lollobrigida e dei senatori Domenico Gramazio e del pluricondannato Giuseppe Ciarrapico. La statua già c’era, ma era stata danneggiata e pronto è arrivato il nuovo bronzo in onore e ricordo del segretario missino. Sul sito del Comune campeggiano le foto delle celebrazioni e la pagina dedicata ai “figli celeberrimi di Affile” dove troneggia, con foto di profilo nella divisa militare, Graziani. Così viene definito: “II Maresciallo d’Italia, figura tra le più amate e più criticate, a torto o a ragione, fu tra i maggiori protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana”. Da un balcone, mentre il corteo si indirizza verso il parco con sacrario, un ragazzo canta “Bella Ciao”. Un altro cittadino, invece, con il drappo della X Mas, non vuole sentire parlare di apologia del fascismo: “È reato? Non me ne frega un cazzo”.