E’ stato dichiarato inammissibile il ricorso della Fiat alla corte dei Appello di Roma, con cui si chiedeva la sospensione dell’assunzione a Pomigliano d’Arco di 145 iscritti alla Fiom. La sentenza è datata 21 giugno scorso e l’azienda ha ancora la possibilità di continuare la sua azione legale di ricorso in appello.
La decisione arrivata oggi, “è una buona notizia prima di ferragosto”, ha commentato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom: “E’ così confermato che Fiat debba assumere i 145 nostri iscritti, poi resta il ricorso in appello”. Con la decisione della Corte di Appello “credo – ha proseguito il leader della Fiom – che da un lato si conferma che le discriminazioni quando ci sono vanno rimosse, e si conferma non solo che la Fiat ha fatto una discriminazione a Pomigliano ma anche che la debba rimuovere assumendo i 145 nostri iscritti”.
”Il prossimo 9 ottobre – ha spiegato Fiat- la corte di Roma deciderà l’appello proposto da Fabrica Italia Pomigliano sull’inusitata pronuncia con cui il Tribunale di Roma ha imposto alla Società di assumere 145 operai solo perché iscritti alla Fiom”. Oggi, ha detto il Lingotto, “è stata adottata una decisione semplicemente tecnica, avendo la corte ritenuto che, in assenza di atti concreti da parte della Fiom volti ad ottenere l’esecuzione della pronuncia del Tribunale di Roma, non vi fosse alcuna necessità di un provvedimento che ne sospendesse l’efficacia”. E “proprio sulla base di questa pronuncia – secondo Fiat – rimane confermata la possibilità di Fabbrica Italia Pomigliano di chiedere nuovamente un provvedimento di sospensione qualora nei prossimi giorni la Fiom dovesse decidere di attivare strumentalmente iniziative di esecuzione prima della imminente decisione di merito della Corte romana”.
Due mesi fa il tribunale capitolino ha condannato l’azienda automobilistica per discriminazione contro i lavoratori iscritti al comparto metalmeccanico della Cgil, intimando di reinserirli sul posto di lavoro. Inoltre per 19 di loro la corte ha previsto anche un risarcimento danni pari a 3mila euro ciascuno. La causa è partita dallo stesso sindacato che si è appellato a una normativa specifica del 2003 che recepisce direttive europee sulle discriminazioni. Il segretario generale della Fiom, Landini, ha agito per conto di tutti i 382 iscritti alla sua organizzazione (nel frattempo il numero è sceso a 207) e a questa cifra fa riferimento il giudice ordinando all’azienda di assumere 145 lavoratori con la tessera dei metalmeccanici Cgil. L’azione antidiscriminatoria – ha spiegato ancora il legale della Fiom – può essere promossa dai diretti discriminati e se la discriminazione è collettiva dall’ente che li rappresenta. Per questo 19 lavoratori hanno deciso di sottoscrivere individualmente la causa e hanno ottenuto i 3.000 euro di risarcimento del danno.