In mille sono scesi in piazza a Taranto per manifestare la loro solidarietà alla magistratura, in particolare in difesa del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco che ha deciso di sequestrare le aree a caldo dell’Ilva. La manifestazione è stata promossa dal “comitato cittadini e lavoratori pensanti”, animato da Cataldo Ranieri, operaio 42enne, dipendente dell’acciaieria. Con loro hanno marciato, partendo da piazza della Vittoria, anche altri comitati spontanei. Ranieri durante il comizio ha detto:  “Abbiamo il dovere di salvare la città e i nostri figli perché noi siamo dei condannati a morte”. Inoltre il lavoratore ha spiegato che “mentre fino a qualche mese fa si invitava la magistratura a fare il proprio dovere sull’inquinamento provocato dall’Ilva, ora ci sono attacchi anche politici a un giudice che ha fatto solo il suo dovere”. Secondo l’animatore della manifestazione però la gente sa che la classe politica  “che finora ci ha rappresentato qui a Taranto ci ha tradito e non è mai intervenuta per fermare l’Ilva che avvelena la città”. Riguardo alla decisione del governo di inviare tre ministri nel capoluogo pugliese il 17 agosto, Ranieri ha commentato: “Vengono per tutelare gli interessi dell’Ilva, noi tre ministri li avremmo voluti qui a Taranto per i bambini del rione Tamburi intubati in ospedale perchè ammalati di tumore”. Per concludere Ranieri ha ricordato alla cittadinanza che non bisogna barattare un posto di lavoro con la salute dei propri figli”.

Il magistrato è stato pesantemente attaccato dalla stampa con il quotidiano Libero che ha titolato “Patrizia Todisco gip:, la zitella rossa che ha licenzia 11mila operai Ilva”. Anche alcune sigle sindacali hanno espresso perplessità sul lavoro dei giudici, Fim Cisl e Uilm Uil hanno proclamato due ore di sciopero per protestare contro il rischio di chiusura della fabbrica determinato dall’evoluzione della vicenda giudiziaria sull’inquinamento prodotto dagli impianti. Per il segretario Fim Cisl diTaranto, Mimmo Panarelli, l’iniziativa di protesta dei lavoratori dell’Ilva di Taranto “è inevitabile. La rabbia è tanta, alla luce dell’azione poco chiara intrapresa dalla magistratura jonica”. 

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