Stando agli ultimi dati diffusi dall’Associazione artigiani e piccoli imprenditori (Cgia) di Mestre gli ultimi 10 anni sono stati un vero e proprio salasso per le tasche degli italiani. Se il costo della vita è aumentato del 24 per cento la bolletta dell’acqua è cresciuta del 69,8 per cento, quella del gas del 56,7, per i rifiuti c’è stato un incremento del 54,5. Impennate sotto il 50 per cento per biglietti ferroviari (+49,8%) per i pedaggi autostradali (+47,5%), per l’energia elettrica (+38,2%) e per i servizi postali (+28,7%). Unica voce in negativo quella sulla telefonia che ha conosciuto una contrazione dei prezzi del 7,7 per cento.
Per quanto riguarda le liberalizzazioni, promosse per generare concorrenza e quindi abbattere i prezzi per il consumatore, dal 2000 (anno di liberalizzazione del settore) al 2011, i biglietti dei trasporti ferroviari sono schizzati alle stelle (+53,2%), contro un aumento del costo della vita pari al 27,1 per cento. Dal 2003, anno di apertura del mercato del gas, al 2011, il prezzo medio delle bollette è aumentato del 33,5 per cento, mentre l’inflazione è cresciuta del 17,5 per cento. Se tra il 1999 (anno di apertura del mercato) ed il 2011, il costo delle tariffe dei servizi postali è aumentato del 30,6 per cento, pressochè pari all’incremento dell’inflazione avvenuto sempre nello stesso periodo (+30,3%), per l’energia elettrica la variazione delle tariffe, avvenuta tra il 2007 ed il 2011, è stata sempre positiva (+1,8%), anche se più contenuta rispetto alla crescita dell’inflazione (+8,4%). Solo nei servizi telefonici le liberalizzazioni hanno abbattuto i costi. Tra il 1998 (anno di liberalizzazione) ed il 2011, le tariffe sono diminuite del 15,7 per cento, mentre l’inflazione è aumentata del 32,5 per cento.
L’analisi fatta dalla Cgia di Mestre ha preso in esame l’andamento dei prezzi delle tariffe pubbliche nel periodo compreso tra il 2002 e il2012. Secondo il segretario dell’associazione, Giuseppe Bortolussi, “l’ introduzione dell’euro centra relativamente poco” nell’impennata dei prezzi che “va ricondotta al costo sempre più crescente registrato dalle materie prime, in particolar modo dal gas e dal petrolio, dall’incidenza delle tasse e dei cosiddetti oneri impropri, che gonfiano enormemente le nostre bollette, e ai modestissimi risultati ottenuti con le liberalizzazioni”. Per le bollette dell’acqua potabile invece, secondo Bortolussi, “è vero che la variazione percentuale è stata la più consistente, ma va anche sottolineato che gli importi medi pagati da ciascuna famiglia italiana sono ancora adesso tra i più bassi d’Europa”.