In un commento a un mio post precedente, qualcuno ha sostenuto che l’energia fotovoltaica non può espandersi oltre un certo limite per via della carenza di terre rare. Quando gli ho fatto notare che le celle fotovoltaiche non usano terre rare, mi ha risposto dicendo che sono un incompetente presuntuoso, che non so fare il mio mestiere e ha domandato dove ho preso la mia laurea; evidentemente intendendo che la potevo solo aver comprata in Albania. Certo, si sa che il mondo è bello perché è vario e, in effetti, Internet è probabilmente la cosa più varia del mondo; perlomeno a giudicare dai tipi strambi che si incontrano.
Questa piccola storia ve l’ho raccontata un po’ per farvi vedere quanto è dura la vita del blogger ma, più che altro, per notare come il problema di una possibile carenza di terre rare abbia avuto una certa risonanza con il pubblico. Questo signore non è stato l’unico (anche se certamente il più aggressivo) a sollevare la questione. Allora, in questo post volevo parlare un po’ di terre rare per vedere di capire qual è veramente il problema.
La storia delle terre rare è lunga e complicata; decisamente troppo per andare nei dettagli in un post. Comunque, vi posso dire che forse l’applicazione più comune delle terre rare sta nella pietra focaia degli accendini. Le scintille sono generate da una lega di ferro e cerio, quest’ultimo è uno dei metalli che fanno parte della serie delle terre rare. Ci sono tantissime altre applicazioni: le terre rare si usano nei filtri anti-particolato (FAP) dei motori diesel, nelle memorie per i computer, per la trasmissione di dati lungo le fibre ottiche e molto altro: più che altro in elettronica ma anche in tanti altri campi. E per l’energia rinnovabile? Come dicevo prima, non si usano per le celle fotovoltaiche; perlomeno non per quelle in commercio oggi. Ma sono importanti per i magneti delle turbine eoliche.
Quindi vedete che se dovessimo fare a meno delle terre rare ci troveremmo in difficoltà per tante cose. Ma esiste veramente il problema? Probabilmente sì, ma non va nemmeno esagerato. Pensateci sopra un attimo: gli accendini di oggi sono quasi tutti “usa e getta”. Se ci possiamo permettere di buttar via le pietre focaie dopo averle usate solo per qualche giorno, vuol dire che le terre rare non sono poi così rare! In effetti, il termine “terre rare” è nettamente esagerato: il cerio, per esempio, è altrettanto comune del rame nella crosta terrestre.
Ora, molto di quello che si è detto sulla scarsità delle terre rare viene dal fatto che vengono prodotte quasi esclusivamente in Cina. Quindi esiste un problema politico, dato che la Cina cerca di trarre vantaggio dal suo monopolio. Poi c’è anche il fatto che sono costose da estrarre. Ma questi problemi non sono peculiari delle terre rare; tutte le risorse minerali, oggi, soffrono di problemi politici e di alti costi di estrazione. Così, il problema delle terre rare è solo una frazione del problema più generale del graduale esaurimento di tutte le risorse minerali. Non dobbiamo vedere le terre rare come la “buccia di banana” che farà crollare la civiltà!
La soluzione al problema dell’esaurimento è anche quella una cosa del tutto generale: dobbiamo usarle le risorse con parsimonia e riciclarle il più possibile. Per le terre rare, se ne può fare a meno per certe cose, ma non per tutte, soprattutto in elettronica. Per questo, dovremo fare molta attenzione a recuperare le attrezzature elettroniche smaltite; una cosa sulla quale si stanno facendo grandi progressi.
E’ per gli accendini? Beh, dovremo smettere di mettere sul mercato cose stupide come gli accendini “usa e getta.” Dovremo riciclare gli accendini, oppure farne a meno. Un mondo in cui si torna ai vecchi fiammiferi? Beh, perché no? Perlomeno, nessuno verrà a dire che ci sono terre rare anche nei fiammiferi!