Gli ultras di destra coprono il proprio centravanti nigeriano di insulti razzisti, lui segna, li zittisce e loro lasciano lo stadio. È successo domenica sera al “Franco Ossola” di Varese, in occasione di una partita di Coppa Italia tra la squadra di casa e i dilettanti bergamaschi del Pontisola. Doveva essere un tranquillo esordio per la società biancorossa e la sua nuova formazione, ma si è presto trasformato nell’ennesimo teatrino offerto dal calcio nostrano.
Il protagonista della vicenda si chiama Giulio Osarimen Ebagua, esuberante centravanti ventiseienne di origine nigeriana, capace di sprazzi e bizze da campione affermato. La sua colpa è quella di avere aspirazioni da calciatore di serie A e di non farne mistero. Lo scorso anno, dopo due stagioni con la maglia biancorossa, è passato al Torino, le cose non sono andate come avrebbe voluto, così quest’anno è tornato ad occupare il posto che aveva lasciato a Varese, nella serie cadetta. L’atteggiamento dell’attaccante nigeriano (che non è noto per essere un campione di diplomazia), non è stato gradito dalla Curva Nord, che pretende dai propri beniamini un retorico attaccamento alla maglia. Tanto è bastato al tifo organizzato varesino per punire il calciatore con cori e pesanti insulti a sfondo razzista, dall’evergreen “Torna in Africa“, al più sottile “Di Ebagua me ne frego” per arrivare al più esplicito “Ebagua non ti vogliamo”.
Cori che il calciatore ha ascoltato in silenzio fino al momento del gol, quando si è levato la maglia e, correndo sotto la curva ha zittito i tifosi levando il dito medio. Al gesto di Giulio Ebagua gli ultras varesini hanno risposto abbandonando lo stadio. Sul blog Orgoglio varesino i tifosi spiegano la loro, dettando senza mezzi termini le condizioni sul futuro del calciatore: “Ebagua non vuole restare a Varese come la Curva Nord non vuole Ebagua. Ora il problema è da risolvere e la società dovra tirare le somme e decidere come affrontare questo problema”.
L’episodio non è passato inosservato e la società Varese 1910, che a causa del teatrino di domenica sera è stata anche multata, ha dovuto chiarire la propria posizione: “Premesso che il gesto di Ebagua è da condannare – ha dichiarato il presidente Antonio Rosati – e nella opportuna sede prenderemo i giusti provvedimenti, mi sento di sostenere il ragazzo che ha reagito a cori ripetuti e discriminanti per lui e per la sua razza”. Il presidente Rosati poi ha continuato: “Ebagua è un patrimonio del Varese e come tale va tutelato da noi, in primis, ma anche da tutta la tifoseria biancorossa che deve sostenere i giocatori che in campo sudano per onorare la maglia”. La dirigenza biancorossa ha poi precisato che la contestazione è stata ordita solo da una frangia della tifoseria, mentre tutto il resto dello stadio si è dissociato, sostenendo e inneggiando il calciatore. “Spero di non dover più assistere a tali episodi – ha concluso il presidente – anche perché ritengo che in una situazione come questa non ci sia nessun vincitore ma ben tre sconfitti: i tifosi, Ebagua e lo sport”.
Nella stessa nota la società sportiva ha fatto sapere che il proprio tesserato Ebagua “ci tiene a scusarsi con tutto il pubblico del Franco Ossola presente allo stadio, con tutta la cittadina di Varese per un gesto che, a mente fredda, riconosce essere sbagliato”. Una posizione che il calciatore ha ribadito anche in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, cercando di fare luce su tutta la vicenda, dichiarando che secondo lui “il razzismo non c’entra”, chiudendo però con una riflessione: “L’Italia è l’unica nazione in cui i tifosi pensano di poter comandare. Da professionista accetto i loro insulti, ma non il fatto che vogliano dettare legge. E per questo alzo la voce”.