Non si può parlare di birra ma di birre, non tutti i microbirrifici fanno birra di qualità, la birra va bene quando c’è caldo ma anche per pasteggiare con i piatti elaborati. Sono solo alcune delle idee di Fabio Nalini che di professione fa il tecnologo alimentare presso un’importante distilleria italiana, ma che in realtà è “un amico della birra” – come gli piace definirsi – tanto che nel 2011 si è piazzato secondo ai campionati mondiali di Biersommelier di Salisburgo e soprattutto è un sommelier della birra diplomato all’Accademia Doemens di Monaco di Baviera: una vera istituzione per i birrai tedeschi.
Abbiamo provato con il suo aiuto a redigere una guida pratica al bere birra: “Gran parte delle persone si avvicina alla birra con il caldo e la vede come una bevanda dissetante – ha commentato – ma ci sono tante birre, fragranti, leggere, aromatiche, più pastose. Le si può facilmente abbinare ai cibi più diversi. Insomma, scegliere la birra giusta è difficile ma ci sono alcune regole che aiutano”.
Regola numero uno.
“La prima cosa da tenere a mente, è per che cosa vuoi utilizzare la birra. Se si pensa solo a dissetarsi, bisogna preoccuparsi che la gradazione alcolica sia bassa, meglio poi se è una birra a bassa fermentazione perché ha aromi più fragranti”.
Regola numero due.
“Guardare sempre la data di scadenza perché anche le birre hanno un termine entro cui è consigliato il consumo. Soprattutto se si pensa alle birre a bassa fermentazione più popolari e legate alla grande distribuzione, l’ideale sarebbe consumarle il più velocemente possibile dalla data di immissione nel mercato (non oltre l’anno). Il grande nemico della birra, infatti, è l’ossidazione provocata dalla luce che determina un depauperamento delle sue caratteristiche organolettiche per cui passato il termine la fragranza è inferiore, gli aromi più pesanti, il gusto non è così rotondo. Per quanto riguarda le birre ad alta fermentazione e con una gradazione alcolica più elevata, queste essendo rifermentate hanno tempi di durata maggiori, in media 3-4 anni ma ci sono birre che raggiungono i 25 anni. Ovviamente però vanno conservate al fresco e al buio come il buon vino.
Regola numero tre.
Non prestare ascolto a certe promozioni dettate esclusivamente dal marketing, la regola numero due è sempre valida quindi bisogna guardare alla data di scadenza.
Regola numero quattro.
Non va trascurato neanche l’aspetto visivo di una birra. Se si è in cerca di una bevanda chiara e brillante non conviene orientarsi verso le birre artigianali perché non sono micro-filtrate, è meglio guardare a quelle più industriali. Invece se si desidera maggiore ricchezza di gusto e non si è infastiditi dalla presenza di lieviti allora si può optare per quelle prodotte nei birrifici dove la produzione è più ricercata.
Regola numero cinque.
Bisogna sempre guardare allo stile di una birra che è indicato fin dall’etichetta. Una pils è diversa da una blanche o da una lager. Un minimo è necessario orientarsi perché sono ben diverse le birre prodotte nelle abazie da quelle più leggere e industriali. Un altro elemento da non trascurare è il colore della birra. Da quelle più scure bisogna aspettarsi aromi di malto per la tostatura e un retrogusto che ricorda il caffè o l’orzo. Il colore ambrato ci dà un segnale diverso in cui il malto è sempre presente ma con note differenti. Con una pils ti devi immaginare un sottofondo amaro che già percepisci a livello olfattivo.
Regola numero sei.
Quella che supera tutte le altre regole: mai fermarsi per abitudine o pigrizia ad un unico tipo o marca di birra. Non bisogna mitizzare la birra artigianale come non bisogna disprezzare quella industriale. Conviene provare con curiosità facendo tesoro delle indicazioni presenti nell’etichetta e guardando anche al prezzo. Per un super appassionato forse il costo non è un elemento che conta troppo, ma anche questo ha una valenza e si vorrebbe in base alla logica che più questo sale più la qualità percepita è maggiore.
di Massimiliano Carbonaro