Due parlamentari tedeschi se la sono presa con Mario Draghi per chiedere che la Germania assuma maggior peso all’interno della Banca centrale europea (con diritto di veto). Klaus-Peter Willsch (Cdu) e Frank Schaeffler (Fdp) hanno sostenuto sul sito dell’Handelsblatt, quotidiano finanziario tedesco, che il presidente della Bce ha trasformato l’istituto in “un finanziatore di Stati e una bad bank”. Quindi la loro ricetta è di introdurre una “nuova regolamentazione del peso dei voti nelle sedi decisionali Bce in proporzione alle responsabilità”. Infatti ha spiegato Willsch: “La Germania come creditore principale deve ottenere in tutte le questioni diritto di veto“. Secondo lui Draghi ha stravolto le regole del diritto europeo rendendola di fatto una finanziatrice di Stati.
Della stessa opinione l’euro scettico liberale Schaeffler: “Che il voto di Cipro e Malta conti quanto quello tedesco è un errore di costruzione”. Anche secondo l’esponente della Fdp è infatti necessaria una riforma del voto all’Eurotower. Schaeffler ha sostenuto inoltre che, nei fatti, a partire dal primo pacchetto di aiuti alla Grecia nel 2010, sia già avvenuta una “riforma valutaria silenziosa. Le regole sussistono sul piano formale, ma nella prassi sono state violate fino a diventare irriconoscibili” ha concluso. Al coro si è aggiunto anche l’esperto del Bilancio della Spd Karsten Schneider: “La Banca centrale torni al cuore del suo mandato, e cioè la stabilità dei prezzi nell’eurozona. In nessun caso dovrebbe assumere il compito del finanziamento statale come finora accaduto indirettamente con l’acquisto dei bond”.
Intanto la Commissione europea, per bocca del portavoce Olivier Bailly, ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna richiesta da parte del governo greco per l’allungamento dei tempi del programma di austerità. Per Bruxelles “resta valido” il memorandum d’intesa concordato in primavera e che “prima di discutere di altri aspetti che potrebbero esserci” dovrà essere la troika, che tornerà ad Atene “ai primi di settembre” a dover valutare come sono state messe in atto le misure concordate nella missione di luglio. Bailly ha aggiunto che la troika dovrà valutare in particolare il piano preparato dal governo per i tagli di spesa per 11,5 miliardi: “Vedremo se saranno abbastanza credibili”. In ogni caso “prima dobbiamo avere un chiaro quadro di quale è la situazione, poi vediamo”.