Il Messaggero informa che, in tenuta tirolese, “Monti segue passo passo dall’Engadina l’operazione salva-Ilva” e ha sguinzagliato i suoi sherpa, i due Corradi, Passera e Clini, a cercare “un contatto diretto col procuratore Sebastio per ‘una moral suasion garbata e discreta’. Obiettivo: convincere i magistrati a rinunciare allo spegnimento, illustrando una volta di più il piano di risanamento dell’azienda”, che guardacaso arriva proprio ora che si muovono i giudici dopo 30 anni di strage indisturbata. Ma dei morti di cancro nessuno parla, in questo delirio su fantomatiche “invasioni di campo dei magistrati nella sfera dell’esecutivo” e “menomazioni della politica industriale del governo”. C’è da augurarsi che il procuratore Sebastio, persona seria, metta alla porta i due postulanti dopo aver loro impartito un corso accelerato di diritto penale e costituzionale. Così finalmente lo vedremo, questo famoso decreto che rovescia un provvedimento giudiziario sgradito.
L’ultimo precedente risale a metà anni 80, con i due “decreti Berlusconi” imposti da Craxi per annullare il sequestro degl’impianti Fininvest fuorilegge. Ci riprovò due anni fa B., per annullare le sentenze su Eluana, ma Napolitano gli fece sapere che era fatica sprecata: l’avrebbe rispedito al mittente. Chissà se ora farà lo stesso con l’amato Monti, o firmerà un decreto incostituzionale che legalizza l’illegalità; seppellisce l’indipendenza della magistratura e il primato della legge e della salute sul profitto privato; e spiega ai famigliari dei morti e dei malati che devono rassegnarsi, qualche centinaio di vittime non sono nulla di fronte ai fatturati della famiglia Riva che tanto ha dato al Paese e soprattutto ai politici. Del resto – argomenta Clini – i morti risalgono alla gestione Italsider e Riva è arrivato da poco: aspettiamo che crepi qualche malato per la gestione Riva, poi vedremo.
Così, 18 anni dopo il decreto Salvaladri, avremo un bel decreto Salvakiller, stavolta fra gli applausi di centro, destra e sinistra. A proposito di sinistra: dopo sette anni di governo (si fa per dire), Vendola farfuglia di un “tavolo del dialogo con le parti”, di “confronto con i magistrati” e annuncia di aver chiesto all’Ilva nientemeno che “di confermare il nuovo stile dell’azienda”. Come? Con “atti concreti” e un “cronoprogramma” per “ambientalizzare finalmente la fabbrica”. Quando? “Quanto prima”. Dopo sette anni. Infatti “lo sguardo di chi governa” deve evitare “che l’ardire utopico dei pensieri lunghi si pieghi alla disperazione di un presente immobile, quasi divorato dal suo passato”. Gliele ha cantate chiare. È la famosa “sinistra radicale”.