Fanghi tossici, piombo e falde inquinate. C’è anche l’Emilia Romagna in “Sentieri“, la mappa dei veleni industriali italiani che ha conquistato la ribalta mediatica dopo il caso dell’Ilva di Taranto. Sono due le zone segnalate. A Fidenza per colpa delle vecchie industrie Carbonchimica e Compagnia Italiana Petroli il rapporto del Ministero dell’ambiente rileva un “eccesso della mortalità per le cause tumorali e per le malattie dell’apparato digerente”. A Scandiano e Sassuolo, centro del distretto della ceramica, ci sono ancora ex zone industriali inquinate da fanghi tossici. Anche qui si “rileva un eccesso di cause di morte per malattie respiratorie e asma”.

Sentieri è un documento di 200 pagine redatto dal Ministero della Salute assieme a un gruppo di lavoro composto da scienziati e tecnici di tutta Italia. In prima pagina il titolo: “Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento”. Più cruda la traduzione in inglese: “Mortality study of residents in Italian polluted sites”. Il documento si occupa di raccogliere le analisi “della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di siti di interesse nazionale per le bonifiche”. Il periodo preso in considerazione è il decennio di rilevamenti che dal 1996 arriva al 2005.

Il primo sito inquinato è quello compreso tra Sassuolo e Scandiano, famosi per la produzione della ceramica e proprio per questo ancora inquinati da fanghi tossici contenenti piombo. Il boom della ceramica in Emilia scoppiò negli anni 60, e all’epoca non si può certo dire che l’ambiente e la salute fossero al primo posto tra i pensieri degli industriali. “La maggior parte degli stabilimenti ceramici – spiega un documento dell’agenzia regionale Arpa – non possedeva alcun impianto di abbattimento degli inquinanti e inoltre il problema dei rifiuti, in particolare i fanghi ceramici, spesso veniva risolto con smaltimenti del tutto inadeguati nelle aree limitrofe alle aziende”.

Oggi il settore è all’avanguardia anche per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e delle normative europee in materia di inquinamento e trattamento degli scarti industriali. Resta però l’inquinamento pregresso, e il rapporto “Sentieri” è lì a dimostrarlo. “Sono disponibili dati sull’esposizione a piombo, metallo utilizzato nella produzione delle ceramiche e che contamina il sottosuolo, le acque superficiali e di falda”. Per questo “si osserva tra gli uomini un eccesso di cause di morte per malattie respiratorie e asma e per malformazioni congenite in tutte le classi di età”. Ma il rapporto non si ferma qui e ipotizza una relazione tra l’esposizione professionale al piombo nella produzione delle ceramiche e dati anomali per quanto riguardo il morbo di Parkinson e l’ipertensione. Anche qui nelle conclusioni si chiedono nuovi e più aggiornati dati. Al 2010, stando ai rapporti Arpa, il “Sito nazionale Sassuolo-Scandiano” era stato bonificato solo per il 43%. “Dobbiamo riuscire a trovare le risorse per completare la bonifica delle discariche dei fanghi tossici”. Parole pronunciate nel luglio scorso da Maurizio Lucenti, assessore all’ambiente del Comune di Casalgrande, una manciata di chilometri da Scandiano. Senza ulteriori risorse, ha poi spiegato Lucenti, Casalgrande da sola non potrà portare a termine lo smaltimento dei fanghi tossici.

C’è poi il sito di Fidenza, dove è stato rilevato tra gli uomini un “eccesso della mortalità per le cause tumorali e per le malattie dell’apparato digerente”, mentre per le donne “si è osservato un eccesso di mortalità per le malattie dell’apparato circolatorio e per le malattie dell’apparato digerente”. La conclusione è scarna, tipica di un rapporto scritto da tecnici e destinato a tecnici ed esperti del settore: “L’eccesso di mortalità per tumore dello stomaco osservato tra gli uomini può essere riconducibile a una esposizione occupazionale. Si ritiene importante l’acquisizione di dati per la valutazione dello stato attuale dell’inquinamento ambientale”. Responsabili dell’inquinamento dell’area sono le vecchie e ormai chiuse industrie Carbonchimica e l’ex Cip, la Compagnia Italiana Petroli, conosciuta in città come “fabbrica della morte” e responsabile dell’inquinamento da piombo tetraetile delle falde acquifere locali. Interpellato da un quotidiano locale sul rapporto Sentieri, il sindaco di Fidenza Mario Cantini ha rassicurato sulla bonifica in corso iniziata nel 2001. “Questo rapporto non aggiunge niente a quello che già sapevano ed è per questo che la nostra attenzione in relazione a questi siti è sempre altissima. Stiamo portando avanti tutti i percorsi al fine di giungere al più presto alla bonifica definitiva dei siti in questione”.

L’Emilia Romagna è comunque in buona compagnia. Dei 56 siti di interesse nazionale da sottoporre a bonifica perché fortemente inquinati solo uno, tra il Piemonte e la Liguria, è stato completamente recuperato. In tutti gli altri i lavori sono ancora in corso. “Un ritardo assurdo e scandaloso – ha commentato Stefano Cifiani, vicepresidente di Legambiente – Basti pensare che in America 30 anni fa erano stati censiti 1.200 siti da bonificare e ne sono stati bonificati completamente la metà”.

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