Il timore è quello delle infiltrazioni mafiose: così il ministro degli interni, Anna Maria Cancellieri, ha deciso di affidare un ruolo inedito all'uomo che arrestò il capo dei corleonesi
Dalla cattura di Bernardo Provenzano a quella dei suoi eredi, Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Cono Incognito, il superpoliziotto a Palermo negli anni degli arresti degli ultimi padrini di Cosa Nostra, ora è chiamato a fermare l’avanzata delle mafie che potrebbero essere attratte dai milioni di euro stanziati per la ricostruzione post sisma in Emilia Romagna. “Una lunga esperienza in materia investigativa antimafia”, lo ha presentato così Francesco Cirillo, ex questore di Bologna e attuale vice-capo della Polizia. Il poliziotto che ha partecipato all’arresto dell’ultimo capo dei corleonesi guiderà il Girer, il gruppo interforze istituito per investigare e vigilare contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri del post sisma. Al suo fianco, come coordinatore, ci sarà il generale dei Carabinieri, Luigi Curatoli.
Incognito avrà ai suoi ordini alcune decine di dirigenti e uomini dei vari corpi delle Forze dell’ordine. Questo, sottolinea il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, “perché ognuna delle diverse componenti possa portare la sua specificità” nella lotta alla criminalità organizzata,. La titolare del Viminale ha presentato il Girer in Prefettura a Bologna, assieme al presidente della Regione e commissario per il terremoto, Vasco Errani.
Cono Incognito arriva dalla squadra Catturandi della questura di Palermo: quaranta uomini alle prese con intercettazioni telefoniche, ambientali e di controllo sul territorio. Meglio noto come “Nuccio”, oggi poco più che quarantenne, l’investigatore inizia la sua carriera nel 1994 assegnato al commissariato palermitano Libertà. All’inizio del 1996 mette a segno il primo successo arrestando l’uomo accusato di aver procurato il telecomando che nel 1992 sarebbe stato utilizzato per la strage di Capaci. Poi nel 2003 diventa capo della sezione Catturandi della questura di Palermo. Da lì ha guidato personalmente la cattura dei Lo Piccolo nel novembre del 2007. I due, dalla cattura di Binnu Provenzano nell’aprile 2006 (e anche in questa impresa c’è dietro il lavoro di Incognito) avevano raccolto l’eredità della guida di Cosa Nostra. Una eredità molto breve proprio grazie agli uomini di Nuccio”.
Il timore e la certezza che mafia, ’ndrangheta e camorra possano mettere le loro mani sugli appalti per la ricostruzione hanno dunque portato i vertici della sicurezza a mettere in questa squadra anti-infiltrazioni uno che di Boss se ne intende. “È un altro passo di una scelta politica che per noi rappresenta un punto irrinunciabile – spiega Vasco Errani – La ricostruzione non può essere l’occasione per un ulteriore radicamento della criminalità nel nostro territorio”. La parola chiave del suo discorso è “ulteriore”. “Sì – prosegue il governatore – perché le indagini lo dicono che il problema in Emilia c’è ed è reale”.
La lotta, assicura ancora Errani, sarà “cantiere per cantiere”. “Ci sarà un’investigazione preventiva ad ampio raggio sugli appalti pubblici e privati. Lo capisca chi ha certe intenzioni. Creeremo un clima sociale che renda evidente la determinazione a contrastare la criminalità organizzata, non sottovalutando alcun elemento”.
Le prefetture adesso dovranno preparare le white list, elenchi di imprese non in odore di collusione, che solo se dentro quella lista potranno lavorare sia negli appalti pubblici, sia (e questa è la novità tutta emiliana) negli appalti privati, cioè nelle case distrutte e nelle fabbriche crollate degli emiliani. “Ci sarà un’indagine preventiva sugli appalti pubblici e su quelli privati e metteremo a disposizione tutti i dati di cui disponiamo”, spiega ancora Errani.