Spreco. Una parola che il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, ha pronunciato in un’assolata giornata di Ferragosto, parlando della necessità di rivedere il meccanismo che regola le scorte ai politici e non solo. Complice la polemica che ha coinvolto il presidente della Camera, Fini, e i suoi 9 uomini di stanza ad Orbetello per coprire la sicurezza del leader di Fli e della famiglia in vacanza, il ministro non si è fatta pregare a dire che, in tempi di crisi come questi bisogna tagliare, senza furore ideologico, pur riconoscendo che “sono tante le attenuanti quando bisogna garantire la sicurezza e il diritto alle vacanze degli uomini dello Stato, specie nella stagione estiva; ma il regolamento deve cambiare e anche la sensibilità dei singoli deve entrare in sintonia con la sensibilità dei tempi, perché il danaro dei cittadini può e deve essere speso meglio, molto meglio”. Parole dettate dal buon senso che, però, hanno insolentito Italo Bocchino. Il braccio destro di Fini ha sparato contro il ministro a palle incatenate: “Dopo le frasi sulle scorte, Monti ammetta che il ministro Cancellieri è inadeguata al ruolo”.
Dal governo nessuna replica, ma dalla Presidenza della Camera eccome: “Ribadisco la mia totale fiducia nel ministro – ha risposto Fini, sconfessando platealmente Bocchino – anche per quanto riguarda le scorte”. Fini poi in una lettera aperta a Repubblica ha chiesto “pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, nelle modalità che riterrà più opportune, per consentirmi di non godere più di un ‘privilegio legale’”.
La vicenda della scorta di Fini in vacanza, però, ha consentito di riaprire la questione del costo della protezione offerta dallo Stato a circa 600 personalità italiane sotto tutela. È un reparto, quello delle scorte, che impegna circa 4 mila uomini e 2mila macchine. E pesa nelle tasche dei contribuenti per circa 250 milioni di euro l’anno. Per rendere sempre più efficiente il servizio, negli ultimi tre anni sono state acquistate oltre 2 mila nuove auto, per una spesa di circa 120 milioni di euro: si tratta di circa 600 Bmw delle serie 3 e 5, di un centinaio di Audi 6, ciascuna del costo di 140mila euro (sono auto blindate) a cui si aggiungono 300mila euro spesi per l’acquisto di Audi A8 e Bmw7. Non esiste un censimento esatto dell’autoparco blindato ma alla fine il numero dovrebbe aggirarsi intorno alle 1500 macchine.
Bisogna ricordare una cosa. Che le auto delle scorte servono soprattutto per garantire la sicurezza di 263 magistrati, la metà dei quali si trova in Sicilia e Calabria; 90 parlamentari e uomini di governo; 21 sindaci e governatori regionali; 21 ambasciatori e otto tra sindacalisti e giornalisti tra cui Maurizio Belpietro, il direttore di Libero, che è sotto scorta da otto anni. Comunque, a sedici di queste persone spetta il dispositivo massimo, ossia due o tre auto blindate con oltre otto agenti in dotazione. Altri 82 hanno una doppia macchina con sei uomini armati, mentre 312 dispongono di una sola auto corazzata con una coppia di agenti. A ulteriori 174 personalità, invece, è stata concessa una vettura normale con uno o due militari di tutela.
In totale il ministero dell’Interno ha disposto 585 servizi di protezione ravvicinata che, nel dettaglio, significano 650 vetture antiproiettile, 300 auto non blindate, circa duemila tra agenti, finanzieri, carabinieri e guardie carcerarie più altri 400 uomini per vigilare su case e uffici. In molti casi alternati su due turni, con spesa doppia per personale e macchine (vedi il caso Fini). Ci sono, poi, le cosiddette “scorte eterne”. Ovvero quel tipo di protezione che non termina nonostante sia venuta meno, nel tempo, il motivo della tutela. Secondo l’elenco del sindacato di polizia Coisp numerose personalità continuano ad usufruire del servizio pur non ricoprendo più alcuna carica: Oliviero Diliberto da dieci anni continua a girare con autista e agente; l’ex deputato Carlo Taormina ha ben quattro uomini; Mario Baccini, che non è più sottosegretario dal 2005, ha ancora cinque guardaspalle. Tra gli ex presidenti di Camera e Senato, Irene Pivetti ha avuto la scorta per oltre dieci anni (ma ora non più) e Fausto Bertinotti è ancora scortato da agente al seguito. L’ex governatore calabrese, Agazio Loiero, ha tre finanzieri e quattro il leghista Federico Bricolo. Alcune di queste figure sono già in via di revisione.
da Il Fatto Quotidiano del 17 agosto 2012