Sulle colonne di Repubblica, il giurista ed editorialista del quotidiano di largo Fochetti esprime una posizione diametralmente opposta a quella del fondatore del giornale Eugenio Scalfari, che aveva accusato i pm di Palermo e chiesto al Csm provvedimenti disciplinari nei loro confronti
“Sarebbe un fatto devastante, al limite della crisi costituzionale”, che la Consulta “desse torto” al presidente della Repubblica sul terreno del conflitto di attribuzione sollevato dal Capo dello Stato rispetto ai magistrati della Procura di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia. “Sarebbe devastante che si verificasse una così acuta contraddizione proprio sul terreno di principi che sia l’uno che l’altra sono chiamati a difendere. Così nel momento stesso in cui il ricorso è stato proposto, è stato anche già vinto”.
Parola del giurista Gustavo Zagrebelsky, che in un lungo editoriale su Repubblica ha sostenuto che non si tratta “di una contesa ad armi pari ma della richiesta di un’alleanza in vista di una sentenza schiacciante”. Zagrebelsky prima suggerisce di ricorrere alla legislazione ordinaria (“con la distruzione delle intercettazioni per la parte riguardante il presidente della Repubblica”), poi si chiede: “Che bisogno c’è d’un conflitto costituzionale? A perdere sarà anche la Corte: se, per improbabile ipotesi, desse torto al presidente, sarà accusata d’irresponsabilità, dandogli ragione sarà accusata di cortigianeria”.
Sulle intercettazioni casuali che riguardino il Capo dello Stato dal punto di vista giuridico, poi, Gustavo Zagrebelsky ha sottolineato che “non c’è niente di niente” e, quindi, si deve pensare o a una “lacuna” o a un consapevole “silenzio dei Costituenti”: in questo caso una decisione della Corte “che facesse pendere la bilancia da una parte o dall’altra non sarebbe applicazione della Costituzione ma legislazione costituzionale in forma di sentenza costituzionale”. Infine Zagrebelsky si è rivolto direttamente al capo dello Stato, affinché “non si lasci fuorviare dal coro di pubblici consensi”, nel nome della “leale collaborazione” tra istituzioni vale la legge ordinaria per raggiungere il “fine” di distruggere le intercettazioni. “Forse che i magistrati di Palermo – ha concluso il giurista – hanno detto di rifiutarsi di applicare lealmente la legge?”.
Un parere, quello di Zagrebelsky, diametralmente opposto a quanto sostenuto dal fondatore del quotidiano di Largo Fochetti Eugenio Scalfari, che aveva attaccato i pm di Palermo in merito alle intercettazioni telefoniche di Giorgio Napolitano e aveva chiesto al csm procedimenti disciplinari nei loro confronti. Cosa hanno in comune le prese di posizione di Scalfari e Zagrebelsky? Solo un particolare: che entrambe sono ospitate sullo stesso giornale, ovvero la Repubblica.