Uno stabile occupato da 800 rifugiati provenienti da Sudan, Darfur e paesi del Corno a due passi dall’Università di Tor Vergata. Peccato che “Palazzo Selam”, come è stato ribattezzato dagli stessi ospiti, manchi tutto o quasi: a cominciare da luce e gas. Ai tempi questo edificio era frutto di un progetto voluto da Actionaid e l’associazione Selem, appoggiato dalla giunta Veltroni. Si voleva creare un luogo autogestito dagli stessi rifugiati, ma, visti i costi, alla fine non se ne fece più niente. Nel 2007 con l’ordine di sgombero, i rifugiati hanno cominciato la resistenza barricandosi nel palazzo. “Da quel momento siamo stati abbandonati da tutti”, raccontano i richiedenti asilo di Irene Buscemi
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione