“Quante scrittrici lesbiche conosci in Italia? Si contano sulle dita di una mano. Il nostro mercato editoriale offre uno spazio limitato alla narrativa lesbica, i titoli sono poco visibili e difficilmente reperibili. Così autrici e lettrici lesbiche leggono soprattutto storie in cui non si riconoscono pienamente”. Sono parole di Sarah Sajetti, scrittrice, attivista per i diritti degli omosessuali, redattrice e poi direttrice editoriale della rivista lgbtq Babilonia. È sua l’idea: una collana di narrativa lesbica che raccolga opere di autrici italiane e le renda accessibili attraverso la rete. Claudio Maria Messina trova la proposta intelligente, stimolante, innovativa, e decide che Robin Edizioni, la sua piccola casa editrice romana, le darà la luce.
E’ questa la breve storia di come è nata QL2, collana di ebook diretta da Sajetti, che con Robin ha già pubblicato “Volevo solo un biglietto del tram”, il cui sequel – “Storie di streghe e di delitti” – sarà in libreria in autunno.
Non che il panorama editoriale nostrano sia all’asciutto di narrativa omosessuale. Oltre ai titoli nei cataloghi di molti editori, ci sono piccole realtà specializzate, come “Il dito e la luna”, che pubblica libri lgbtq dal 1995, e “Lo stampatello”, che propone fiabe per bambini di famiglie omogenitoriali. Tuttavia Sarah Sajetti è convinta che esista un patrimonio di narrativa lesbica che non trova spazio ed è decisa a farlo emergere raggruppandolo in un unico luogo che si proponga come punto di riferimento per la comunità lesbica.
“La differenza c’è – afferma – L’omosessualità non riguarda solo la sfera sessuale, ma le relazioni in generale, lo sguardo sul mondo. È necessario mettere in circolazione idee e stati d’animo delle donne lesbiche raccontando dal loro punto di vista su viaggi, lavoro, sport, insomma su qualsiasi aspetto della vita.”
La scelta di uscire in ebook, spiega, ha una duplice ragione. La più scontata è quella economica, ma la più importante, a suo parere, è la garanzia di riservatezza: le donne lesbiche soffrono ancora di scarsa visibilità e subiscono la riprovazione sociale più degli uomini gay, “perché pagano il peso di essere sia donne sia omosessuali. Ma la timidezza e i timori che si possono avere comprando in libreria un’opera a tematica omosessuale scompaiono se l’acquisto è anonimo”. Il nome della collana non è casuale, si legge infatti “quelle due”, come “guarda quelle due…”, parole che spesso si sentono pronunciare di fronte a una coppia lesbica.
“Attenzione, però – ammonisce la direttrice della collana – questo spazio non sarà un ghetto, avrà le porte sempre aperte e sarà accessibile da tutte le librerie digitali. QL2 ha l’ambizione di fornire strumenti utili alla formazione libera e serena della propria identità, creando per le omosessuali uno spazio di legittimazione. Perché autorizzare se stesse a vivere la propria identità è una condizione propedeutica alla lotta per i diritti. Ho la speranza che i libri possano agire positivamente sulla società, anche perché si rivolgono a tutti i lettori”.
Dal punto di vista dell’editore, tuttavia, la scelta del formato digitale ha a che fare principalmente con il funzionamento del mercato editoriale. “L’ebook è la salvezza della piccola editoria – afferma Messina – consente la riduzione dei costi di produzione, permette di far uscire il libro in qualsiasi momento e dà al lettore la possibilità di reperire l’opera ovunque si trovi. Quello digitale è un mercato in crescita e un destino ineluttabile”. Sembrano confermarlo i dati dell’Associazione italiana editori, secondo cui nel 2011 gli italiani hanno speso 472 milioni di euro per l’acquisto di tablet (+124,8% rispetto al 2010) e 131 milioni per gli e-reader (+718,8%).
Leggeremo il primo libro QL2 a settembre. Sarà una raccolta di racconti lievi e divertenti, il titolo ideale per inaugurare una collana che vuole superare il cliché della storia d’amore disperata tra due donne. La sua autrice è un’esordiente, come buona parte delle scrittrici che infoltiranno la collana. “Un fatto inevitabile – secondo Sajetti – Qui si tratta di sovvertire una lunga tradizione di autocensura, perché le donne, soprattutto quelle lesbiche, sono abituate a non essere ascoltate”.