Nel giorno del suo insediamento a presidente dell’associazione Alpini di Reggio Emilia (gennaio 2011, n.d.r.) aveva citato addirittura JFK: “Chiediamo cosa possiamo fare noi per lo Stato”; ma per il geologo 62enne Emilio Schenetti da San Cassiano in Basio sono scattate le manette per detenzione illegale di armi.
L’uomo si è autosospeso dall’incarico presidenziale locale dopo che giovedì scorso i carabinieri di Castelnovo Monti hanno scoperto in casa sua e dell’amico 46enne, Gabriele Debbia, un ingente quantitativo di armi e munizioni detenute illegalmente, oltre a un chilo di polvere da sparo, duecento grammi di esplosivo a base di nitroglicerina, sette detonatori e una spoletta.
E da giovedì sera Schenetti e Debbia sono stati posti in stato di fermo e ristretti a disposizione del sostituto procuratore Isabella Chiesi, titolare dell’inchiesta. Nel pomeriggio di giovedì, sulla base di informazioni ricevute, i carabinieri erano entrati a casa Schenetti in cerca di armi. Il presidente degli alpini aveva subito consegnato spontaneamente una pistola calibro 7,65 marca YZOR70 completa di caricatore con 9 colpi, che deteneva illegalmente custodendola in uno zaino riposto nel bagno. In una camera invece i carabinieri hanno rinvenuto un fucile Mauser calibro 7X63 modificato con l’inserimento di un nuovo otturatore per renderlo funzionante. Armi sequestrate unitamente a oltre 600 munizioni illegalmente detenute.
Ancor più fruttuosa la perquisizione in casa del Debbia: una pistola a tamburo senza matricola, 1,2 kg di polvere da sparo, 3 panetti di esplosivo per oltre 200 grammi altamente pericoloso in quanto a base di nitroglicerina, una spoletta, 7 detonatori per esplosivo, 14 baionette di vario tipo e circa 900 cartucce, tutto sequestrato i quanto illegalmente detenuto.
“Gli alpini sono persone sempre pronte a mettersi in gioco per aiutare gli altri, basta vedere cosa stanno facendo nelle zone terremotate: non hanno bisogno di un presidente che si faccia mettere nei guai per due “ferri vecchi” non denunciati”, ha spiegato ai giornali locali Schenetti appena uscito dal carcere sabato scorso, “ho commesso una leggerezza, sono stato un facilone nel pensare che nessuno facesse caso a queste due vecchie armi. E il presidente degli alpini non può permettersi di fare una cosa simile”.
Poi l’affranto Schenetti ha dapprima valutato di dimettersi dalla carica di presidente dell’associazione alpini di Reggio Emilia, infine dopo un consiglio straordinario dell’associazione, che ha suscitato non poche polemiche vista la mancanza di alcuni consiglieri per il voto su Schenetti, il 62enne si è autosospeso in attesa che la giustizia faccia il suo corso: “Avevo tre Ferrari e sono finito nei guai per due 500. Due armi obsolete, che non hanno mai sparato dopo la guerra: materiale decisamente inferiore a quello che detenevo legalmente”.