Ci mancherebbe solo quello: in tempi di crisi dell’euro e di inquietanti volatilità sui mercati, lo scoppio di una nuova bolla Internet, stavolta quella dei social network, Facebook e compagnia. Non è un’ipotesi campata in aria, ma forse in parte quello che sta già avvenendo. Prendiamo Fb, appunto. Venerdì 17 il titolo ha continuato a crollare al Nasdaq di New York, dove il social network era stato quotato in pompa magna in maggio, con Mark Zuckerberg che si era presentato a Wall Street con le solite scarpe da ginnastica. Sì, ancora una perdita del 4,1 per cento che ha portato le azioni a 19,05 dollari, nuovo minimo storico, esattamente la metà del prezzo di collocamento di tre mesi fa.
Ad aggravare il trend già negativo da tempo è stata la scadenza di giovedì del primo lockout, cioè la possibilità per una parte degli investitori, che avevano partecipato alla quotazione, di vendere le proprie azioni, per un totale di 421 milioni di titoli. Apparentemente ne hanno approfittato in tanti. C’è da chiedersi: cosa sucederà in novembre quando un nuovo lockout riguarderà ben 1,2 miliardi di azioni? D’altra parte non è solo Facebook ad avere problemi in Borsa. Ma anche altri social network e aziende di Internet, quotati a partire dall’anno scorso tra le fanfare mediatiche davvero eccessive, tanto che forse è stato proprio lì tutto il problema. Groupon (servizio di acquisto collettivo online) e Zynga (videogiochi su Internet, il primo fornitore in questo campo di Facebook) hanno debuttato a Wall Street rispettivamente il 4 novembre e il 4 maggio dell’anno passato. Ebbene, da allora entrambi i titoli hanno bruciato oltre il 70% del valore iniziale.
“Queste star di Internet hanno deluso: gli investitori hanno capito che il loro potenziale di crescita non era così alto come si credeva”, sottolinea Christian Parisot, strategist di Aurel Bgc. Intanto pure Pandora (radio su Internet), altra ex star in Borsa collocata nel giugno 2011, ha da allora lasciato sul terreno più del 40 per cento. Siamo di fronte allo scoppio di un nuova bolla Internet? Un remake del marzo 2000? Non è ancora chiaro. Forse lo schianto si è già consumato in questi mesi, dovuto a prezzi di collocamento fissati inizialmente a livelli eccessivi, sfruttando il richiamo mediatico di marchi come Fb, un certo capitale di simpatia. Se le cose sono andate davvero così, siamo di fronte a delle sostanziali truffe che, nel caso del social network di Zuckerberg, saranno appurate dalle class action in corso.
Secondo altri, però questo naturale e inevitabile sgonfiarsi delle quotazioni non si sarebbe per niente esaurito. Potrebbe scivolare nel vero e proprio tracollo. “Come alla fine degli anni Novanta – sottolinea Parisot – in piena euforia per Internet, anche oggi si vuole monetizzare l’audience delle reti confondendola con la loro reale redditività”. Insomma, adesso come allora vengono fuori dubbi concreti sul modello di business di queste società. Domande concrete, al di là delle mode. Come, nel caso di Facebook: riuscirà nella sua migrazione verso il mercato degli smartphone? Risucirà a rendere dal punto di vista pubblicitario? Riuscirà a tutelare meglio la privacy?
C’è anche chi, in maniera incoraggiante, trova delle differenze tra l’oggi e la bolla Internet che fu. Innanzitutto esiste qualche quotazione recente di quel mondo che è andata bene, vedi il social network Linkedin, probabilmente perché specializzato (ha guadagnato il 120% dal maggio 2011). E, se si allarga la visione a tutto il comparto tecnologico, si scoprono altri casi di successo, come il collocamento in Borsa di Palo Alto Networks (attivo nella sicurezza).
“Rispetto a quei tempi – sottolinea Scott Kessler, specialista hi-tech di S&P Capital IQ – esistono sia nel campo di Internet che in quello tecnologico grosse società ormai consolidate come Google o Apple“. Senza contare che l’euforia di quotazioni che ha caratterizzato gli ultimi tempi resta comunque incomparabile rispetto a quella del pre-scoppio bolla Internet del 2000. Secondo la società Dealogic dall’inizio del 2011 sono state collocate a Wall Street una quarantina di società attive nella Rete. Ma furono addrittira 280 nel solo 1999.