L’Ilva di Taranto dovrà mettersi a norma anche “al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari”. Lo scrivono i giudici del riesame in merito al “gravissimo e cruciale problema dello spolverio rinveniente dai Parchi Minerali”. L’eliminazione delle emissioni di polveri dai 78 ettari di terreno in cui l’azienda effettua lo stoccaggio non è più rinviabile. I dati raccolti dai periti parlano chiaro: da quell’area, distante poche centinaia di metri dalle case del quartiere Tamburi, si sollevano ogni anno oltre 700 tonnellate di polvere in maniera incontrollata. Alla base di queste emissioni “non convogliate” ci sono la manipolazione delle materie prime, il transito di mezzi stradali e il vento che soffia verso il centro abitato.
La soluzione, secondo i tecnici dell’Arpa Puglia, è la copertura. Una scelta che i vertici Ilva non vorrebbero nemmeno prendere in considerazione. I magistrati, infatti, hanno spiegato come dalle indagini sia emersa la politica aziendale dell’Ilva “dettata da una precisa scelta della proprietà di non risolvere le annose criticità ambientali dello stabilimento di Taranto”. Una scelta che emerge chiaramente da una conversazione telefonica intercettata dai finanzieri di Taranto tra Fabio Riva e Vittoria Romeo.
L’obiettivo di Riva è il barrieramento dei parchi. Una rete antiveleni che limiti le emissioni e soprattutto che ha un costo nettamente più basso rispetto alla copertura. E’ Vittoria Romeo a fare la proposta. “Allora dicevo ad Archinà, se Palmisano che è quello della Regione, tira fuori l’argomento in Commissione, siccome l’Arpa deve ancora dare il parere sul barrieramento e a noi serve un parere positivo per continuare a dimostrare che non dobbiamo fare i parchi…”. Fabio Riva, immediatamente: “E’ chiarissimo. Però siccome noi – spiega Riva alla Romeo – non possiamo assolutamente coprire i parchi perché non è fattibile… tanto vale rischiarla così”. L’idea è quella di fare in modo che sia l’Arpa o la Regione Puglia a proporre il barrieramento e ottenere così un parere positivo sulla realizzazione, ma questo non avviene. Giorgio Assennato capo dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale esprime parere negativo e nei giorni scorsi, dalle colonne del Fatto, ha ribadito che la copertura è “l’unica soluzione”.
La rete antiveleni voluta dai vertici aziendali, quindi, non risolverebbe il problema. Una questione che dal 1999 a oggi è addirittura peggiorato. Tra le due campagne di monitoraggio delle polveri, infatti, è emerso che, nonostante la condanna definitiva per il procedimento proprio sui parchi minerali riportata da Emilio Riva e Luigi Capogrosso, “la ingiustificata e intollerabile immissione di polveri è comunque proseguita anche negli anni successivi, come accertato nella campagna di monitoraggio” svolta tra aprile e maggio del 2010. Dati da cui è emerso come la quantità di polveri rispetto alla campagna del 1999 sia addirittura aumentata. Mentre nel 1999 gli 11 punti di rilevazione erano infatti tutti classificabili come “indice di polverosità medio”, nel 2010 solo otto sono ancora classificati come tali, due (Cimitero e Centro di accoglienza della Caritas) sono divenuti “indice di polverosità medio-alta” e uno (un’abitazione privata in via Mar Piccolo) addirittura “indice di polverosità elevata”.
Copertura o barrieramento? Bisognerà attendere l’Autorizzazione integrata ambientale, che il ministro Corrado Clini rilascerà entro il prossimo 30 settembre, per capire quali misure l’azienda dovrà adottare. E se nella conferenza stampa del 17 agosto, il ministro dell’Ambiente, il governatore Nichi Vendola e i vertici di Provincia e Comune di Taranto, hanno parlato di barrieramento quasi escludendo a priori la copertura per il costo dell’operazione. Il tribunale del riesame, però, non specifica e quasi sembra essere di altro avviso quando scrive che il disastro ambientale, causato dalle condotte omissive degli indagati e attualmente ancora in atto, “potrà essere rimosso solo con imponenti e onerose misure di intervento, la cui adozione” non è più “procrastinabile”. Perché gli “effetti del disastro – aggiungo più avanti – oltre che accertati gravissimi e numerosi, risultano destinati ad aggravarsi negli anni a venire”.