Il presidente della Regione Lombardia indagato per corruzione approfitta per togliersi qualche sassolino dalle scarpe contro magistrati e giornalisti. Racconta di una vicenda giudiziaria come se fosse il passato, della fede in Dio e dell'"attacco strumentale" che ha subito. Poi spara contro il Fatto Quotidiano, Repubblica, Grillo e Italia dei Valori: "Sono il braccio armato contro la democrazia"
Formigoni entra tra gli applausi. Sono le 19. E’ il suo dibattito e il tema sarebbe il Futuro del Nord e della Lombardia. Il “celeste” approfitta della platea per togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di stampa e magistratura. Ma prima di ogni cosa racconta del suo incontro col Papa, tre mesi fa, a Milano. “Non dissi a nessuno cosa mi avesse detto”, spiega Formigoni. “Oggi posso rivelarlo: il santo padre mi disse di pregare ogni giorno per me”. Lacrime, applausi. Il celeste alza i toni della voce, parla della sua vicenda giudiziaria come se fosse archiviata e non appena aperta. Accanto a lui, sul palco, Oscar Giannino, caro a Comunione e Liberazione quanto al Grande Oriente e alla massoneria (è sempre ospite d’onore al congresso del Goi ogni anno, sempre a Rimini), Lodovico Festa nella veste di moderatore e il direttore di Italia Oggi Pierluigi Magnaschi. Il papa, poi l’ennesimo attacco al Fatto Quotidiano: “Il Fatto, insieme a Repubblica, Grillo e l’Italia dei Valori, sono il braccio armato che vuole destabilizzare il sistema politico italiano e mira al dissolvimento dello Stato che accusa anche in maniera vergognosa per abbattere in questo Paese ogni esperienza di democrazia”. A fine dibattito Formigoni, contro il Fatto, è stato ancora più forte: “Confermo tutto quello che ho detto, anche che siete il braccio armato che punta a destabilizzare il Paese”. Usiamo le armi? “Le parole sono armi”.
“È evidente che c’è stato un attacco politico fortissimo contro di me”, dice. “Caduto il governo Berlusconi qualcuno il 20 novembre dalla Repubblica ha lanciato la parola d’ordine: abbattiamo Formigoni. È caduto Berlusconi, è caduta Milano, abbattiamo Formigoni e ci libereremo del centro-destra. Come sempre, non riuscendo a battermi politicamente, hanno tentato la via giudiziaria e oggi capendo che non porterà a nulla, hanno cercato la via della descrizione sbagliata di me, parlando di comportamenti assurdi che non ho mai perseguito”. “Io mi sono difeso –prosegue- a differenza di altri. So quello che ho fatto e quello che non ho fatto e nulla di quello che ho fatto è contrario alla legge. Hanno tentato di dividermi dalla mia gente: dal Pdl, dalla Lega, da Cl, ma sono riuscito, grazie al fatto che loro hanno capito le cose come stanno, a tenerli compatti a me e oggi sono saldamente in sella alla presidenza di Regione Lombardia”.
E sulle vacanze nel resort caraibico a sette stelle Formigoni non ha altro da dire che: “Non le rifarei, anche se me le sono pagate per intero, perché in questo momento rischiano di apparire come un’ostentazione”. Dunque le accuse a lui rivolte –sostiene- sono false, ma di presentarsi dai magistrati il governatore non ci pensa proprio, “perché –afferma- nel momento in cui hanno ritenuto di esplicitare un’indagine contro di me ho detto loro: ‘Mostratemi le carte e allora verrò a rispondere senza problemi’”.
Il presidente della Lombardia – che a Rimini ha cambiato alloggio – poi si pronuncia sulla possibilità di andare alle urne prima del 2013. Lo fa dichiarando che il voto a novembre “è una delle possibilità di cui si parla, indubbiamente. L’importante è fare la riforma della legge elettorale. È chiaro che quando sarà approvata, allora, un accordo tra i partiti può anticipare la chiusura della legislatura”.
È un Formigoni che insiste a rivendicare un ruolo di primo piano al Meeting e a smentire altresì chi afferma che la sua popolarità sia in calo anche nella roccaforte ciellina: l’accoglienza che ho ricevuto – afferma – “non è stata assolutamente tiepida o fredda. La campagna di fango scatenata contro di me ha messo in difficoltà alcuni amici, ma poi hanno capito tutti”.
L’intento di Formigoni è chiaramente di smorzare i toni e comunicare serenità, ma certo non è passato in silenzio l’articolo del settimanale Famiglia cristiana che ha stigmatizzato l’adunanza ciellina per “omologazione e mancanza di senso critico”.
“Per il meeting di Cl è tempo di cambiare. Applaudire il potere e non le idee, come ha ben scritto Famiglia Cristiana, non aiuta il Paese. E oggi accogliere il presidente della Lombardia Formigoni come un figliol prodigo segna un ulteriore distacco dalla realtà”. È quanto afferma, in una nota, il senatore dell’Idv Stefano Pedica. “Se anche Famiglia Cristiana arriva a contestare il Meeting – osserva Pedica – allora vuol dire che è tutto da cambiare. Dire che la festa è prona al potere, è un’accusa pesante che deve far riflettere gli esponenti di Cl. I giovani che hanno partecipato all’edizione di quest’anno non credo che porteranno con loro un ottimo ricordo. E oggi, con la presenza del governatore Formigoni, si toccherà il livello più basso. Siamo al terzo giorno di presenza di indagati, e non per furto di caramelle. Il Meeting invece va riformato nelle idee, nei programmi e soprattutto nelle facce, possibilmente pulite”.
A prendere le difese del meeting ci pensa Mario Mauro, presidente degli europarlamentari Pdl a Strasburgo, il politico che ha affiancato Monti nella sua visita di domenica . “L’attacco di Famiglia Cristiana al pubblico del meeting di Cl di Rimini –ha detto ai microfoni della “Zanzara Estate”, su Radio 24- è ingeneroso. Effettivamente l’articolo più che un articolo di valutazione su un’esperienza ecclesiale appare un articolo con un taglio fortemente politico”.
Ben diversa è l’analisi fatta da Lucio D’Ubaldo, senatore e membro della direzione nazionale del Pd: “L’attacco al meeting di Cl evidenzia un cambiamento di umore nel mondo cattolico. I nodi vengono al pettine. Finito un lungo ciclo politico, bisogna costruire una seria proposta per il Paese. Giustamente, dice Famiglia Cristiana, le idee devono contare più degli interessi e del potere. Invece –conclude D’Ubaldo- le dubbie coreografie di Rimini mascherano l’inclinazione ai metodi del passato, mentre è in atto nella società un confronto severo che richiede a tutti di aggiornare la sintassi della politica con l’obiettivo -non ultimo- di arginare le spinte all’opportunismo”.
Per il governatore della Lombardia non si tratta di “sdraiarsi davanti ai potenti”. Gli applausi che il pubblico di Cl riserva ai politici intervenuti alla kermesse sarebbero dovuti solo “all’educazione” di quel gregge che lui, esponente di spicco dei memores Domini, continua a spingere con orgoglio, nonostante sia iscritto al registro degli indagati. Per Formigoni infatti questo 14 avviso di garanzia “finirà nel nulla” come gli altri 13, per cui occorre che “si tranquillizzino i moralizzatori un tanto al chilo”. “Ho sempre detto –conclude pieno di certezza- che farò il governatore fino al 2015 e parteciperò alle vicende politiche nazionali da governatore”.
di Emiliano Liuzzi e Enrico Bandini