Ogni 22 del mese, da ormai sei mesi, decine di migliaia di persone scendono in piazza a Montreal per protestare contro contro la mercificazione del sapere e la riduzione dei servizi pubblici. Nel mirino degli attivisti anche il sistema economico e la corruzione che pesa sul governo guidato da Jean Charest. Se il 22 agosto erano circa 12mila, ad aprile hanno sfilato in 200mila (il Québec ha una popolazione di 8 milioni), tutti assieme agli studenti, i primi a iniziare le proteste. Dopo l’annuncio dell’aumento delle tasse universitarie del 75% per i prossimi 5 anni, è iniziato lo “sciopero generale illimitato” che ha prodotto una repressione poliziesca senza precedenti. Con l’adozione di una normativa speciale (la Legge 12) tesa a forzare il rientro in classe della popolazione studentesca, anche i normali cittadini, pentole alla mano, sono scesi in piazza. In questi giorni la maggior parte degli studenti ha deciso di tornare in classe per portare a termine il semestre universitario rimandato, ma è solo una tregua: le elezioni del prossimo 4 settembre potrebbero riaccendere la contestazione se l’aumento delle rette non verrà ridiscusso di Chantal Dumont
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