Libero: “Lo scorso 18 luglio il Cavaliere ha registrato il nome del nuovo partito: “GrandeItalia”. Il nuovo marchio, informa Il Velino, è stato depositato all’Ufficio europeo dei brevetti ed è sotto esame dell’autorità competente con il numero di assegnazione 011104742. Per stare sicuro che nessuno gli freghi l’idea, l’ex presidente del Consiglio ha registrato lo stesso brand, ma diviso, staccato in due parole “Grande Italia”. “

“Sembra un sugo”, ha commentato acutamente Marco Cappato che curava oggi la rassegna stampa di Radio Radicale. E non ricordava male: “Alle vongole, ai funghi e al ragù: il sugo più buono dopo il tuo”, assicurava una pubblicità di Grand’Italia Sughi del 1984. E pare che, per il mercato estero, ne esista una versione biologica con aglio (una specie di contrappasso per un uomo come B. che, preoccupato per le conseguenze sull’alito, lo fa sempre escludere dalle ricette del suo cuoco)

Ma Grande Italia è anche un albergo a Chioggia munito di “Area benessere  in una suggestiva mansarda attrezzata con nuovissime macchine per il fitness, sauna (a pagamento) e piscina idromassaggio, doccia idromassaggio e bagno turco, con splendide tessere di mosaico”, ed è pure un ristorante di pesce a Rapallo, e poi una nave da carico attualmente nel porto di Anversa e ancora un caffè storico di Teramo che ogni venerdì sera propone “un aperitivo cenato a base di pesce”.

Un progetto Grande Italia fu concepito intorno al 1973/74 da Dodo Veroli, all’epoca produttore dei Nomadi Pier Farri, uomo della Emi, entrambi frequentatori del bar Grande Italia, a Modena. L’intenzione era quella di riunire in un disco i musicisti più o meno noti che frequentavano l’omonimo locale, in quel periodo punto d’incontro di un’umanità varia affascinata dal fenomeno beat e dal movimento hippie, sia dal punto di vista musicale che da quello artistico letterario. Al disco avrebbe poi dovuto far seguito una serie di concerti. Il  disco rimase per un pò nelle vetrine dei negozi  poi sparì dalla circolazione ed anche le persone coinvolte, occupate in altre faccende, non se ne curarono troppo”.

Ugualmente sfortunato un precedente progetto Grande Italia o Italia imperiale con il quale il fascismo italiano aspirava a creare un impero italiano nell’area del bacino del Mediterraneo. Il progetto della Grande Italia venne anticipato già nelle linee programmatiche dell’adunata di piazza San Sepolcro (con il programma omonimo del 24 marzo 1919) e nel Manifesto dei Fasci italiani di combattimento del 6 giugno 1919. Esso consisteva in una Grande Italia che includesse: Nizza, Savoia, Ticino, Venezia Giulia, Dalmazia, Corfù, Malta e Corsica, popolate in parte anche da italiani da secoli, e ampie zone dell’Africa settentrionale e orientale: Libia, Egitto, Sudan e Corno d’Africa, alcune delle quali abitate da italiani dal XIX secolo. L’espansione in questi territori avrebbe permesso all’Italia di riprendere il dominio del Mediterraneo (che veniva considerato dai fascisti come Mare nostrum) perso dopo la caduta dell’Impero romano.

Si sa com’è andata: meglio il sugo.

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