Il governo sta preparando un “piano giovani”. Lo annuncia il ministro del Lavoro Elsa Fornero, intervistata a Radio Anch’io. Il piano, che l’esecutivo presieduto da Mario Monti intende varare a breve, non conterrà “misure eclatanti”, spiega il ministro, ma piuttosto “mirate, territoriali, minute, misure microeconomiche e non una quantità eccessiva di risorse, ma che dovranno essere spese bene”. Misure rispetto alle quali, aggiunge, “i giovani potranno dire: questo è stato realizzato, ho avuto questa opportunità”.
Il ministro affronta anche il tema del costo del lavoro, affermando che a parità di gettito complessivo, gli oneri andrebbero abbassati: “Questa – spiega – dovrebbe essere la prima aspirazione di un ministro del Lavoro. Me ne assumo la responsabilità e sarà la mia argomentazione in consiglio dei Ministri, che confronterò con quella dei colleghi e del presidente”.
Sul fronte della concertazione con le parti sociali, rispondendo a una domanda sull’appello del ministro Corrado Passera alle forze sociali per un nuovo patto di sviluppo, Elsa Fornero spiega di non essere ”affezionata ai nomi, che si chiami concertazione o dialogo. Ma lavorare per un aumento della produttività tutti insieme intorno a una tavolo è quello che dobbiamo fare e che possiamo fare”.
Nell’intervento a Radio Anch’io c’è spazio anche per gli aspetti umani del delicatissimo ruolo affidatole da Mario Monti: “Ci sono stati momenti di grandissima amarezza, momenti in cui come persona mi sono sentita ferita. Ma nello spirito con cui ho accettato l’invito del presidente Monti, nel complesso sì, lo rifarei”.
Sempre in tema di lavoro, a Radio Anch’io è intervenuto anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, che in sostanza apre a un governo Monti bis: “Non mi pare che all’orizzonte ci siano statisti. Meglio l’originale che una copia”, ha risposto a una domanda sul dopo Monti. Nel merito delle affermazioni del ministro Fornero sulla riduzione del costo del lavoro, Bonanni rilancia: “Con l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – ricorda – avevamo stabilito che le tasse sul salario di produttività dovevano essere solo del 10%. L’attuale Governo ne ha ridotto l’efficacia della meta’”. Eppure è “l’unico strumento per stimolare la produttività”.