Come nasce questo viaggio e perché?
Era un sacco di tempo che volevo fare questo viaggio in giro per la Sicilia per conoscere da vicino il movimento antimafia, ma persone del cui giudizio mi fidavo molto, persone con cui lavoravo, più grandi di me anche professionalmente, mi avevano sempre sconsigliato di farlo, dicendomi che non avrebbe interessato nessuno. Ma il fatto è che questo viaggio ha sempre interessato me, mi è rimasto come un chiodo fisso nella testa. Poi, mentre lavoravo per il festival della letteratura sulla mafia “Trame”, a Lamezia Terme, ho chiesto a Daniela Ravanetti, che si occupava del sito e della comunicazione sui social network, se mi avrebbe dato una mano nel caso avessi fatto questo viaggio. Insieme a lei, altri amici mi hanno dato una mano e quindi ho deciso di partire.
Perché partire con una Vespa ’50?
Ho deciso di fare questo viaggio a bordo di Santuzza, la mia vespa 50 special rossa, perché così mi sarà possibile avere dei tempi “lenti”, di approfondimento, di comprensione e quindi di restituzione dell’esperienza, che non sono quelli che mi capita di avere a disposizione per i fotoreportage che mi assegnano i giornali o le riviste. E poi perché non me la sentivo di lasciarla per tanto tempo! Sta sempre con me, credo che sia uno degli oggetti a cui sono più legato. C’ho fatto mille incidenti con Santuzza. Ha posato per i fotografi di matrimoni nel centro storico di Napoli insieme alla mia cagnolina Wallaby, ha partecipato a un video degli ‘A67, è apparsa su Vogue Pelle, ha viaggiato per mezza Sicilia nel 2005. Proprio in quella occasione si è guadagnata il nome di Santuzza, morendo solo alla fine del viaggio, una volta tornata a Napoli.
Prima di partire hai stabilito un programma di viaggio?
Assolutamente no! Solo la prima tappa, il 19 luglio a Palermo, in via d’Amelio per il ventennale dell’omicidio di Paolo Borsellino, era già definita. Per il resto, il programma di viaggio lo stabilisco giorno per giorno, a seconda degli incontri che organizzo.
Sai della raccolta firme avviata da Il Fatto Quotidiano? Cosa ne pensi?
Non solo lo so, ma sto vivendo la faccenda molto da vicino in questi giorni. A tutti quelli che incontro chiedo di dirmi come si spiegano questi attacchi che lo Stato fa al pool antimafia di Palermo, e vi assicuro che nelle risposte che mi danno non usano mezzi termini.
Quali sono gli umori e i sentimenti che stai incontrando in questo viaggio?
Beh c’è molta frammentarietà nell’antimafia. Ogni associazione si sente l’unica che può fare l’antimafia. Chi invece fa l’antimafia sociale, chi lavora sul campo e non vuole nemmeno soldi da gestire, soffre questa mancanza di unità e denuncia una sorta di monopolio di Libera nello stabilire chi può e chi non può avere il “bollino blu” dell’antimafia. Pensa che dopo il mio incontro con Antonio Ingroia, in cui mi ha dato un paio di riferimenti normativi la cui riforma costituirebbe una volontà politica di combattere davvero la mafia, mi sto facendo io promotore di un’unità di intenti presso le varie associazioni affinché su questo terreno facciano fronte comune.
Il prossimo viaggio?
È un segreto.
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