Di quali lavori si tratta? Di ampliamento o aggiunta di corsie, di manutenzione straordinaria, di raddrizzamento di curve, ecc. I costi li pagano sempre gli utenti con le tariffe, che tengono conto di questi maggiori costi (le tariffe “normali” infatti pagano le tratte nuove, la manutenzione ordinaria e un “ragionevole” profitto del concessionario. A volte però questo profitto non sembra proprio ragionevole… ma questa è un’altra storia). Ma perché i lavori durano così tanto (sui costi si sa solo che sono molto più alti che altrove, ma anche questa forse è un’altra storia)? Perché, come si è detto, sul costo complessivo viene calcolato da Anas, che regola le tariffe, un giusto profitto in percentuale. Se i lavori durano tanto, ovviamente costano di più, il traffico c’è ugualmente e le tariffe non variano (non ci sono alternative realistiche, e gli utenti non vengono comunque informati che viaggeranno lentamente).
Quindi il profitto totale è maggiore, in funzione dei costi totali di intervento. Perché allora i concessionari dovrebbero affrettarsi, o rinunciare ad interventi di dubbia utilità? Anas ha mille cose da fare, e come fa a controllare i tempi esatti necessari, e le migliorie davvero giustificate? Ci può essere un problema idrogeologico, o meteorologico, o un fornitore in ritardo, o altre opere di completamento non previste da subito, oppure richieste “spontaneamente” dai comuni, per motivazioni ambientali o di sicurezza ecc., non c’è mica sempre da parlare di corruzione, perbacco! Certo, c’è anche il problema di come gli utenti danneggiati possano difendersi. Chi può controllare? Quale automobilista che paga una tariffa ingiusta può andare a Roma a spulciare la correttezza di tempi e costi di ogni lavoro? “S’ha da fà a fidasse”, come diceva il Tognazzi monsignore a Manfredi Pasquino, calzolaio analfabeta, nel film Nell’anno del signore.
Per fare solo un esempio tra i tanti, i sovrappassi per la viabilità ordinaria sull’autostrada Milano-Torino sono frequentissimi (nessun piccolo comune, né qui né altrove, può essere costretto a fare un giro per attraversare l’autostrada, per esiguo che sia il traffico che genera). Ma questi sovrappassi sono anche lunghissimi (le pendenze devono essere molto basse, caso mai ci fossero fenomeni di gelo che in inverno blocchino uno dei tre camion che magari lo usa). I lavori durano da un’eternità, anche a causa dell’accostamento alla nuova linea (deserta) dell’Alta Velocità, ma che è finita da tre anni. Mistero. Ma non molto buffo. La cosa minima che sarebbe da fare sarebbe calcolare la riduzione media di velocità generata da questi “lavori”, e finché dura questa riduzione, ridurre la tariffa per i poveri utenti in proporzione, fino al limite di ridurla a 0, se la velocità diventa simile a quella di una strada statale gratuita.
Attribuendo i costi in parte allo Stato (cioè facendo come per la viabilità statale, usando a questo fine una piccola quota dei soldi che gli automobilisti pagano con le tasse sui carburanti), in parte con premi e penalità alle imprese in funzione dei tempi di costruzione. Le imprese farebbero in fretta, e gli utenti non pagherebbero per un servizio che non hanno. Ma chi se ne frega, quelli non protestano mai… e poi inquinano, non è vero?