Il segretario apre la festa nazionale del Pd, e prova a disegnare un futuro di alleanze. Fa allusioni a Grillo e a Di Pietro dice senza mezzi termini: "E' l'Italia dei valori che ha scelto di rimanere fuori"
“Non c’è nessun paese che possa vivere senza politica”. È un Bersani rilassato quello che si presenta alla Festa Nazionale del Partito e se ai giornalisti non dichiara niente di nuovo, è dal palco che si scalda, attaccando duramente alcuni linguaggi e modi di fare politica in Italia. “Faremo partire un messaggio molto chiaro da questa festa: nelle crisi si rischia di vedere chi abbaia più forte. Corrono sulla rete dei linguaggi del tipo: siete zombie, cadaveri ambulanti, sono linguaggi fascisti e a noi non ci impressionano. Vengano a dircelo. Via dalla rete, uscite dalla rete e venite qui a dircelo”. Le dure parole del segretario Pierluigi Bersani sembrano riferirsi alla campagna delle rete ideata dai grillini e poi ripresa anche dall’Italia dei Valori che parlano di zombie per riferirsi all’attuale classe politica, nessun escluso, dai tecnici ai segretari di partito. Sulla questione però il segretario non vuole esporsi: “Non fatemi dire cose che non ho detto. Ho detto che si sta creando un linguaggio: non voglio fare nomi, dico solo che ci sono in rete questo tipo di linguaggi e dei personaggi politici che vogliono cavalcarli”.
È il palco della Festa Nazionale del Partito Democratico, dedicato al sindacalista Pio La Torre ad ospitare la prima uscita del segretario Bersani dopo le vacanze. E se l’inizio sembrava dei più tranquilli, con semplici dichiarazioni ai giornalisti, a stupire è l’invettiva che Bersani lancia dal palco. “Io dico solo una cosa, chi sottovaluta questo linguaggio deve leggersi un po’ di storia. Per esempio andare ad un certo anno, era il 1919, ricordiamolo bene”. Bersani è deciso e in quello che sembra un attacco neanche troppo velato a grillini e Italia dei Valori comincia a delineare i punti principali della campagna elettorale. “Non siamo noi ad aver rotto il matrimonio con Di Pietro, – aveva detto poco prima ai giornalisti lo stesso segretario, – qualcun altro ha rotto il matrimonio intenzionalmente, io non ci sto a questi giochini. Sono mesi e mesi che non dico cose irrispettose sulle Idv e sono mesi e mesi che il mio partito è ricoperto di insulti. Ma questa è una scelta, una scelta di restare fuori”. E se il paese, come ammette il segretario, è ancora fortemente in crisi, ora è venuto il momento di parlare di concretezza, il termine chiave sul quale vuole lavorare il Partito Democratico e farlo proprio partendo da Reggio Emilia.
“Da questa città, – continua Bersani dal palco, – deve partire una proposta chiara da riformisti che vogliono cambiare le cose al concreto come si è sempre visto da queste parti, noi non possiamo tirarci indietro nel momento più difficile. I riformisti devono riprendersi le loro responsabilità davanti all’Italia”. Allestire tavoli per le industrie, rivalutare le tariffe, pensare alle banche dati per l’evasione fiscale, vedere con le forze sociali come ideare una spending review che sia davvero efficace: questi alcuni dei punti su cui il leader del Pd dice sia importante puntare l’attenzione. E naturalmente, la riforma elettorale: “Non è troppo tardi, l’ho detto già a luglio. Siamo pronti a metterci al lavoro. Si può trovare un accordo, ma questo non vuol dire che andremo a votare subito”.
In prima fila ad ascoltare il segretario Bersani, tutti i quadri generali del Pd emiliano, dal sindaco di Reggio Emilia, Graziano Del Rio, alla presidentessa della provincia reggiana Sonia Masini, fino al presidente della regione Vasco Errani. E in un’area dibattiti dedicata ad una delle tante vittime di mafia, il pensiero va alle infiltrazioni mafiose al nord e all’impegno civile di giovani che danno tutto per la politica: “ Dobbiamo essere l’esempio, – dice Bersani, di una riscossa civica e morale. Prendiamolo da Reggio Emilia questo messaggio, questa società buona può imparentarsi con questa politica buona: qui siamo in una capitale della nobiltà politica nella storia dell’Italia, nel cuore della riscossa nazionale per l’avanzamento delle culture progressiste. Noi vogliamo essere al servizio di questa riscossa”. E per concludere il pensiero va ai tanti volontari, quasi 7000 a Festa Reggio che lavorano duramente per un progetto politico: “i volontari sono qui e ci dicono che c’è da tener duro: c’è un giorno buono e un giorno cattivo e non puoi svegliarti un mattino e demoralizzarti, abbiamo davanti una sfida, ci vuole tenuta e i volontari rappresentano questa tenuta. Prendiamo il loro esempio”.