Quanto ha pesato l‘euro sulle tasche degli italiani? In 10 anni dalla sua comparsa, secondo la Cgia di Mestre, ha fatto lievitare i prezzi del 25 per cento. L’inflazione “da moneta unica” ha colpito più il Sud Italia. In Calabria si è registrato l’incremento regionale più elevato: (+31,6%). Seguono la Campania, con il 28,9 per cento, la Sicilia, con il 27,6 per cento, e la Basilicata, con il 26,9 per cento. Le meno interessate dal “caro prezzi”, invece, sono state la Lombardia, con un aumento regionale del 23 per cento, la Toscana, con il 22,4 per cento, il Veneto, con il 22,3 per cento e, ultimo della graduatoria, il Molise, dove l’inflazione è lievitata del 21,7 per cento.
Per quanto riguarda le categorie merceologiche i maggiori rincari sono stati per alcool e tabacchi con una impennata del 64 per cento, seguiti da affitti e bollette cresciuti del 45,8 per cento. Terzi in classifica i trasporti con aumento per bus, treni e metro, del 41 per cento. Pressochè in linea, se non addirittura al di sotto del dato medio nazionale, gli incrementi dei servizi alberghieri e della ristorazione (+27,4%), dei prodotti alimentari (+24,1%), dei mobili e degli articoli per la casa (+21,5%), dell’abbigliamento/calzature (+19,2%).
“La maggior crescita dell’inflazione avvenuta nel Sud, ha detto Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d’Italia”. Poi, ha aggiunto Bortolussi, a far schizzare i prezzi in questa parte del Paese hanno concorso anche il “drammatico deficit infrastrutturale, la presenza delle organizzazioni criminali che condizionano molti settori economici, la poca concorrenza nel campo dei servizi e soprattutto un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente”.
La Cgia spezza quindi una lancia a favore dei commercianti: “A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora con l’avvento dell’euro non sono stati i commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze domestiche ed, infine, lo Stato con gli aumenti apportati agli alcolici e alle sigarette. Ricordiamo che sul totale della spesa media famigliare, che nel 2011 è stata pari a quasi 30mila euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno inciso per quasi il 50 per cento del totale, mentre la spesa alimentare solo per il 19 per cento”.