Prima le croci celtiche sui manifesti, ora il rogo del container dove viene svolta l'attività sindacale. Solidarietà dal mondo politico
Prima le croci fasciste sui manifesti fuori dalla fabbrica, ora il rogo. Questa notte un presidio della Fiom di fronte alla sede della Maserati, a Modena, è stato dato alle fiamme. Un container che fungeva a tutti gli effetti da sede sindacale per il sindacato di Landini, dopo che il gruppo Fiat dal gennaio di quest’anno ha rifiutato di riconoscere la Fiom come controparte nelle sue fabbriche. Messi letteralmente ai cancelli, i sindacalisti non hanno rinunciato alle loro attività, portate avanti attraverso sedi mobili come appunto i container fuori dagli stabilimenti.
Questa notte il rogo su cui indaga Digos e Procura. Sconosciuti per il momento gli autori del gesto, anche se tra operai e sindacalisti la prima ipotesi è quella del gesto di matrice neofascista, viste anche le croci celtiche di qualche giorno fa. “E’ un atto gravissimo per la sua portata simbolica – spiega il segretario della Fiom modenese, Cesare Pizzolla – Si è colpita una sede sindacale, luogo di democrazia e confronto”.
“Siamo di fronte a un fatto gravissimo, inusitato, pericolosissimo. In vita mia non avevo mai visto nulla di simile a Modena. Evidentemente – spiega il segretario provinciale della Cgil di Modena, Donato Pivanti – siamo in presenza di un’estrema destra che pensa di poter fare ciò che per anni non ha fatto”. Dichiarazioni di solidarietà arrivano da un po’ tutto il mondo politico, centri sociali locali compresi. A cominciare dal sindaco di Modena Giorgio Pighi: “Si tratta di un atto gravissimo che fa seguito ad altri tentativi di denigrazione e intimidazione nei confronti di questa organizzazione sindacale. Il container rappresenta la volontà dei lavoratori della Fiom di stare in fabbrica, con le loro idee e le loro posizioni, ovviamente discutibili, ma sempre rispettabili, comunque patrimonio del lavoro modenese. Quando si brucia un simbolo – conclude il sindaco – non si colpisce solo quel simbolo e quel che rappresenta, si colpisce quel che di meglio esprime la democrazia e cioè la libertà di pensiero”. Con Pighi anche il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini e il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani. “Tutta la solidarietà ai lavoratori. Auspico la massima attenzione da parte delle forze dell’ordine e di tutte le istituzioni – dichiara Errani in una nota – perché sia respinto senza esitazioni ogni tentativo di intimidazione che turbi la legittima dialettica del confronto democratico”.
La Fiom di Modena ha intanto presentato denuncia contro ignoti, “anche se il movente politico è noto – spiega il numero uno delle tute blu emiliano romagnole, Bruno Papignani – La finalità è quella di di intimorire il dissenso. Bisogna reagire contro queste logiche fasciste, mobilitandosi per sconfiggere disegni pericolosi che da troppo tempo agiscono indisturbati nel Paese”. Nessuno però esclude la pista mafiosa. Da tempo la Fiom regionale si sta mobilitando perché la ricostruzione post terremoto sia il più possibile trasparente. Per ora però, la pista più accredita resta quella neofascista.