Secondo il Financial Times, la banca italiana è finita nella black-list di istituti di credito sospettati di aver violato l'embargo contro Teheran. Nel mirino la sussidiaria tedesca HypoVereinsbank. Da Roma l'istituto conferma e precisa: "Stiamo collaborando pienamente"
Secondo il Financial Times, Unicredit è stata inserita nella lunga black-list di banche internazionali messe sotto stretta osservazione dagli Stati Uniti per aver aggirato le sanzioni americane contro Teheran. Il quotidiano economico londinese ha citato come fonti “persone vicine all’inchiesta”. La stessa banca ha confermato, rendendo pubblici diversi documenti, di aver intrapreso una collaborazione con le autorità a stelle e strisce per verificare la possibile violazione delle norme di Washington, che proibiscono di fare affari con alcuni paesi. Il giornale britannico ha precisato che si tratterebbe proprio dell’Iran. In un comunicato pubblicato sabato, Unicredit ha ammesso di essere sotto inchiesta del District Attorney’s Office della contea di New York, del ministero del Tesoro Usa e del Dipartimento della Giustizia di Washington.
Nel mirino dell’inchiesta vi sarebbe una sussidiaria tedesca di Unicredit, la HypoVereinsbank, che la banca italiana ha acquistato nel 2005. La collaborazione di HypoVereinsbank con le autorità statunitensi riguardo l’inchiesta sulla rottura delle sanzioni con l’Iran è “una questione non nuova”, come documentano sia la relazione finanziaria annuale consolidata 2011 che la semestrale 2012. Lo hanno sottolineato fonti Unicredit, spiegando che in esse è scritto che una società del gruppo (HVB) sta rispondendo a un’indagine in corso delle autorità Usa. Inoltre la controllata “sta pienamente collaborando ed effettuando le revisioni interne delle operazioni effettuate”.
L’indagine è l’ultima condotta negli Usa su istituti di credito europei e giapponesi sospettati di aver condotto transazioni illegali in dollari con l’Iran e altri paesi. Meno di una settimana fa tra le banche nel mirino è finita Royal Bank of Scotland dopo che Standard Chartered ha accettato di pagare una multa di 340 milioni di dollari al Department of Financial Services di New York per chiudere accuse di avere rotto le sanzioni bancarie Usa contro l’Iran.