L’uso di armi chimiche in Siria legittimerebbe un intervento militare. Dopo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo ribadisce il presidente della Repubblica francese François Hollande (davanti alla Conferenza degli ambasciatori). Il concetto era stato espresso anche dal governo britannico. “Con i nostri alleati – ha aggiunto il capo dello Stato francese – restiamo molto guardinghi per impedire l’uso di armi chimiche da parte del regime, che per la comunità internazionale rappresenterebbe una causa legittima per un intervento diretto”. Hollande ha aggiunto di essere pronto a riconoscere un governo provvisorio (dell’opposizione) una volta formato e di lavorare con gli alleati alla creazione di una zona cuscinetto in Siria.
Ma quello di Hollande – che secondo l’ennesimo sondaggio ha perso ulteriori punti percentuali di popolarità – è stato anche un attacco a “Russia e Cina“, i principali alleati del regime di Bashar Assad, di “indebolire la nostra capacità di rispettare il mandato assegnatoci dalla Carta delle Nazioni Unite”. Per tre volte Mosca e Pechino, ricorrendo al loro potere di veto al Consiglio di Sicurezza, hanno bloccato ogni risoluzione di condanna. Parigi “lavora” comunque con i suoi partner per la creazione di “zone tampone” in Siria. La Francia, ha comunque aggiunto Hollande, riconoscerà il governo provvisorio della nuova Siria. Esortando ancora una volta i siriani a procedere ad una “transizione politica” in tempi rapidi, il capo dell’Eliseo ha invitato l’opposizione al regime di Damasco a “costituire un governo provvisorio, aperto e rappresentativo”.
Il presidente francese ha detto oggi che “la più grave incertezza riguarda il rischio della proliferazione nucleare”. Parlando davanti alla conferenza degli ambasciatori di Francia, riunita all’Eliseo, Hollande ha affermato che tali incertezze riguardano “anche le paure legittime che tale proliferazione può ispirare e le reazioni preventive legittime che può provocare, minacciando direttamente la pace”.
Intanto si continua a combattere in centro a Damasco. I ribelli hanno abbattuto in mattinata un elicottero dell’esercito regolare. Per contro almeno 62 persone sono morte sotto i bombardamenti degli elicotteri e dell’artiglieria pesante delle truppe di Assad. Undici persone sono morte nel distretto di Jobar, tra cui cinque giustiziate in strada dalle forze di sicurezza. Un video diffuso dall’opposizione siriana mostra i cadaveri di 20 persone, tra cui tre bambini, distesi sul pavimento di una moschea a Zamalka. Le altre vittime sono state uccise nei sobborghi di Irbin, Harasta, Kfar Batna e Muleiha.
La comunità internazionale intanto continua ad esprimere parole di condanna per la strage di ieri a Daraya, dove sono state uccise oltre 330 persone. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Mmoon ha chiesto che si dia il via immediatamente ad un’inchiesta indipendente. Il segretario generale delle Nazione Unite ha detto di essere “scioccato da questo crimine brutale”. La Casa Bianca ha detto che Assad “ha perso ogni legittimità ed è sempre più urgente” che lasci il potere. L’Unione Europea ha definito il massacro di civili “inaccettabile”.