Torino, Bologna, Napoli e Cagliari. Ad essere rappresentata sul palco della Festa Democratica di Reggio Emilia, tutta l’Italia targata Partito Democratico con quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero essere i sindaci emergenti, il punto di partenza per il riscatto di cui il segretario Pierluigi Bersani parlava qualche tempo fa. A pochi giorni dalla polemica tra Bersani e Grillo che ha infiammato il palco della Festa dell’Unità proprio in apertura e con le parole del segretario del partito democratico ancora calde, il testimone passa ai rappresentanti locali, perché si parli di buon governo e si dimentichino i passi falsi di una campagna elettorale che è appena iniziata.
“Penso che i problemi del paese siano altri, – dice Piero Fassino, sindaco di Torino appena arrivato a Reggio Emilia, commentando le parole del segretario che domenica aveva definito fascista il linguaggio che corre sulla rete – e sarebbe bene che il sistema informativo e mediatico si occupasse dei problemi veri e non di una battuta nel corso di una riflessione politica. Quanto allo scambio di battute, sono anni che Beppe Grillo insulta il Pd, se una volta il Pd reagisce non credo che questo sia uno scandalo. Lo scandalo è che sono anni e anni che Grillo insulta tutto e tutti e nessuno dice niente”.
Non ha voglia di parlare di quella battuta che, anche se venuta proprio nel giorno in cui i riflettori erano puntati sul palco di Bersani, dice, era una semplice “riflessione” e non una volontà di portare il discorso allo scontro fascisti\comunisti della poca distante epoca berlusconiana. E dal palco aggiunge: “Se saremo capaci di ascoltare i cittadini, il Movimento Cinque Stelle non riuscirà ad espandersi ulteriormente. Tutto dipende dalla nostra capacità di vedere il problema”.
A fargli eco il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, che da padrone di casa commenta così le dichiarazioni del segretario: “Credo che Bersani abbia sbagliato nei toni, ma lo dico con affetto. C’è molto spazio per sfidare Grillo sul terreno della politica vera e non facendo una guerra ideologica, perché i partiti hanno gli strumenti per contrastare il Movimento a Cinque Stelle”.
Di opinione simile il tanto atteso sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “Non mi piacciono queste contrapposizioni personali. Noi dobbiamo parlare di contenuti politici, dire qual è il programma e se c’è un effettivo miglioramento. Con l’attacco personale Grillo si rafforza ancora di più”.
Non piace l’attacco del segretario Bersani di qualche giorno fa e per contrastare le tanto temute derive populiste, i sindaci si schierano a favore di un buon governo che, dicono in coro, loro sono già riusciti a realizzare almeno in parte. A parlare di amministrazione locale il sindaco di Bologna, Virginio Merola; il sindaco di Napoli Antonio De Magistris; il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda; e il sindaco di Torino, Piero Fassino.
“È evidente,- continua Fassino, – che i sindaci hanno un ruolo fondamentale nella politica oggi, sono ancora un punto di tenuta e di relazione a cui i cittadini si rivolgono con maggiore fiducia. È importante che ogni partito e che in generale la politica tenga conto di questo ruolo. È fondamentale che gli enti locali siano messi in grado di poter governare”.
E se tutti smentiscono la nascita di una lista dei sindaci per le prossime elezioni e rivendicano il loro ruolo nelle amministrazioni locali, ad andare più lontano è il sindaco di Napoli che parla di un “movimento arancione” in cantiere per poter dare spazio alla politica dei cambiamenti.
“I sindaci,- dice De Magistris, – vogliono fare la rivoluzione governando. C’è bisogno anche di rinnovamento della classe dirigente. Insieme ad altri stiamo per lanciare un movimento arancione, poi vedremo come questo movimento arancione potrà schierarsi. I nostri interlocutori sono i cittadini e non i partiti. Non è un qualcosa che si aggiunge, è un qualcosa di nuovo. Nel movimento arancione darò il mio contributo ma da sindaco”.
Al di là di ogni considerazione politica, la discussione ruota ancora una volta intorno alla crisi economica ed ai provvedimenti del governo Monti che tanti sacrifici hanno chiesto proprio agli enti locali. “Ma di quale cambiamento parliamo? – dice Virginio Merola, sindaco di Bologna, “Siamo in una guerra economica o in un’economia di guerra? Non c’è più la forza della politica, si tratta di scegliere se dobbiamo fare un compito preconfezionato dalla crisi o se dobbiamo fare un cambiamento verso una prospettiva politica”.