Nuova svalutazione, questa volta da 1,52 miliardi, per la banca senese. Oltre all'azzeramento del marchio Antonveneta acquistato a carissimo prezzo dalla gestione Mussari, che per Profumo, però, non sarebbe il vero male del più antico istituto di credito del mondo
Nuova pesante svalutazione dell’avviamento da parte del Monte dei Paschi di Siena nel primo semestre dell’anno, che ha prodotto un rosso da 1,61 miliardi di euro che si confronta con l’utile di 261,4 milioni dell’anno prima. La svalutazione dell’avviamento decisa dal cda della banca è di 1,52 miliardi alla quale si aggiunge la svalutazione integrale del marchio Banca Antonveneta. Il risultato operativo netto del semestre è invece calato a 182,5 milioni (-69,1%), mentre migliora al 10,8% (+50 punti base dall’inizio dell’anno) l’indicatore di solidità patrimoniale della banca, il Core Tier 1. Il dato, però, include 1,9 miliardi di Tremonti Bond.
Ancora guai, quindi, per la banca presieduta da Alessandro Profumo, per la quale è in arrivo un paracadute governativo da 2 miliardi di euro sotto forma di obbligazioni sottoscritte dal Tesoro, versione montiana dei Tremonti-bond di cui Siena aveva già usufruito, che saranno rifinanziati con una nuova emissione fino a 3,4 miliardi. E in base agli accordi, gli interessi della nuova emissione, in mancanza di utili da parte della banca verranno pagati in azioni, con la conseguenza abbastanza prevedibile, visti i risultati, che sul medio termine lo Stato italiano torni a fare il banchiere. Ma da azionista di minoranza e, quindi, con tutti gli oneri del caso.
I conti, oltretutto, hanno offerto la sponda ai vertici della banca che da tempo stanno trattando con i sindacati per un corposo piano di tagli. La semestrale di Mps, ha infatti subito commentato il direttore generale della banca, Fabrizio Viola, conferma“l’impossibilità di differire il piano” industriale 2013-2015, “anzi probabilmente anche di accelerare determinate azioni che sono ricomprese nel piano”, che include la chiusura di 400 filiali.
Secondo le ultime dichiarazioni del presidente Alessandro Profumo sul tema, “i dipendenti delle 400 filiali che saranno chiuse saranno reimpiegati: 1.250 saranno spostati in altri sportelli e 500 in attività di sviluppo”. Per quanto riguarda gli oltre 2.000 dipendenti del Consorzio che gestisce il back office, l’ex amministratore delegato di Unicredit si è detto sicuro “che se nel corso delle discussioni con i sindacati verranno identificate soluzioni alternative che diano risparmi strutturali omogenei a quelli del piano industriale a noi andranno bene. Le attività amministrative assorbono e assorbiranno sempre meno valore”.
Non più tardi di ieri, durante un dibattito alla festa locale del Pd, Profumo aveva lanciato il suo aut aut al territorio: “Razionalizzare il sistema distributivo e fare delle scelte. O le facciamo e cerchiamo di stare in piedi, o a un certo punto non ci stiamo più. La banca le sue scelte le vuole fare perché ha vissuto 540 anni e vuole viverne altri 540 – aveva detto-. Il fatto di vivere 540 anni, lo dico in modo chiaro, è messo a forte rischio. Perché noi oggi abbiamo una banca che vale 2,8 miliardi e abbiamo soldi dallo Stato per 3,4. Se si pensa che i 3,4 miliardi dello Stato siano una cosa dovuta al Monte dei Paschi dico che purtroppo non è così, sono aiuti di Stato”.
Quanto ai suoi predecessori e, in particolare, alla gestione di Giuseppe Mussari, attuale presidente della Confindustria delle banche, l’Abi, fresco di riconferma, secondo Profumo “la qualità della gestione precedente non è stata buona perché altrimenti non avremmo dovuto chiedere 3,4 miliardi allo Stato”. Tuttavia per il banchiere il nodo non sarebbe la carissima acquisizione di Banca Antonveneta, ufficialmente nel mirino della Procura dallo scorso 9 maggio.
“L’errore maggiore non è stato l’acquisto di Antonveneta ma l’acquisto 27 miliardi di titoli di Stato. Abbiamo un portafoglio che nessuno di noi avrebbe comprato con i propri soldi. Questi titoli di Stato oggi ci mangiano 5 miliardi di capitale. Senza di loro non avremmo avuto bisogno del supporto pubblico”, ha detto Profumo. “Tolti questi problemi, dobbiamo comunque dire che la banca non guadagna un’euro e negli ultimi anni lo ha fatto con operazioni straordinarie”, ha poi ammesso sottolineando che “la senesità di banca Mps di fatto non c’è più, è stata di fatto perduta e deve essere riconquistata”.
Parole che hanno parzialmente convinto l’associazione senese Confronti che ha invitato Profumo a rendere pubblici tutti gli atti sull’acquisto di Banca Antonveneta “per fare chiarezza e per un dovere di trasparenza che crediamo sia dovuto ai dipendenti, agli azionisti e a tutti i senesi”. Non solo. “Profumo ha detto che Antonveneta non è stato un buon affare e ha criticato pesantemente la gestione precedente di Mussari indicandolo come responsabile della situazione fallimentare che la banca sta vivendo. Viene da chiedersi come mai, allora, lo stesso Profumo lo abbia votato e sostenuto per ben due volte, e quindi anche come presidente della banca Mps, in un ruolo di alta responsabilità qual è quello di presidente dell’Abi”.
“Su Antonveneta, però, Profumo ha alcuni strumenti che gli danno la possibilità di far chiarezza: rendere pubblici tutti gli atti del contratto di acquisto e promuovere un’azione di responsabilità nei confronti dei vertici precedenti, visto che ha criticato aspramente la loro gestione, anche per ciò che riguarda l’acquisto di titoli di stato”, chiosa l’associazione che chiama in causa anche l’ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi.