Ci si rompe un ossicino del piede, magari un dito. Ci si procura un taglio e non lo si cura, si indossano calzari stretti da far male. Oppure si evita di andare in bagno, mantenendo la vescica piena con un catetere otturato. C’è chi arriva a sottoporre i muscoli delle gambe o i testicoli a piccole scariche elettriche. E le prestazioni vanno su, migliorano anche del 10%. Si chiama boosting ed è doping a tutti gli effetti. Ma il cortisone o l’eritropoietina non c’entrano: il trucco sta nel causare dolore, che negli atleti che hanno il midollo spinale danneggiato fa aumentare la gittata cardiaca e funzionare meglio i muscoli. Pericolosissimo per la salute, tanto che il Comitato Paralimpico Internazionale lo ha dichiarato fuorilegge nel 1994, il boosting rischia di essere tra i protagonisti delle Paralimpiadi di Londra 2012.

Gli atleti non ne parlano, ma lo fanno. Brad Zdanivsky, 36 anni, canadese di Vancouver, vive su una sedia a rotelle dal 1994, in seguito ad un incidente d’auto, ma non ha voluto mollare il suo sport, l’arrampicata, e il boosting lo conosce bene: “Lo fanno in molti, nessuno lo dice. Io stesso l’ho fatto in palestra più volte – ha raccontato alla Bbc – un paio di scosse elettriche su una gamba o su un alluce, e il fisico risponde subito: aumenta la pressione sanguigna e i muscoli sono in grado di sollevare pesi maggiori e pedalare più velocemente e più a lungo. E’ molto doloroso, ma funziona. E’ provato”.

Il principio alla base del boosting è la disreflessia autonomica. “Di base è una patologia – spiega Marco Bernardi, professore della Sapienza di Roma, capo dello staff medico della nazionale italiana a Londra – un’alterazione dei riflessi del sistema nervoso autonomo frequente in atleti con lesioni cervicali e midollari di categoria T6 o superiore. In questi atleti un qualunque stimolo causato da un un’unghia incarnita o da un semplice taglio al di sotto della lesione, in genere dalla vita in giù, viene interpretato in maniera erronea dal sistema nervoso autonomo, proprio perché il midollo è lesionato, e porta ad un aumento della gittata cardiaca (da qui il termine boosting, ndr), una sovrapproduzione di adrenalina e ad una diminuzione dei battiti cardiaci. Condizioni ottimali in un atleta: nei muscoli arriva più sangue che porta con sé più ossigeno, necessario alla combustione delle energie che servono per lo sforzo fisico”.

A Pechino 2008 il 17% degli atleti intervistati ha ammesso di praticarlo. In 60 risposero ad un questionario anonimo del Comitato internazionale: “Avete fatto qualcosa per indurvi la disreflessia e migliorare le prestazioni in allenamento o in gara?”. In 10 risposero di sì: si trattava in maggioranza di rugbysti (55%) e maratoneti (22%). A Londra la percentuale potrebbe salire. Andrei Krassioukov, professore associato di neurologia all’università della British Columbia, che monitorerà gli atleti durante i Giochi, ha spiegato alla Bbc che la percentuale potrebbe arrivare al 30%: “Lo scopo è quello di gareggiare in condizioni di parità con gli atleti che hanno una gittata cardiaca superiore. Poiché molti paraplegici hanno una pressione sanguigna molto bassa, esistono notevoli differenze tra un individuo e l’altro”.

“Il 30%? Guardi, funziona come per il doping – spiega ancora il professor Bernardi – le conoscenze sulla disreflessia aumentano e di conseguenza il problema emerge sempre di più. Ma il fenomeno è anche più controllato”. A Londra prima di ogni gara verranno effettuati controlli specifici: “Nella zona di chiamata – continua il chief medical officer degli azzurri – dopo il riscaldamento, vengono valutati tre parametri in particolare: l’aumento della gittata cardiaca, la riduzione della frequenza dei battiti del cuore e la sudorazione, tutti sintomi collegati al sistema nervoso autonomo”. Chi viene trovato con una pressione arteriosa superiore ai 180 mm di mercurio non viene ammesso in gara, ma non scatta alcuna squalifica di lungo termine.

I modi per indurre la disreflessia sono vari. “Uno dei più semplici e utilizzati è non andare in bagno – spiega ancora Zdanivsky – la vescica si riempie e fa male. In molti usano un catetere cui hanno praticato un nodo per bloccarla e mantenerla piena. Io ho usato anche scosse elettriche sui testicoli”. “Un altro modo è il riempimento dell’ampolla anale”, racconta ancora Bernardi. I risultati arrivano: secondo alcune ricerche, la prestazione aumenta anche del 10%. Ma tutto ha un costo: il boosting può costare danni cardivascolari e cerebrali, dall’infarto all’ictus. Le federazioni da anni fanno informazione sul tema, ma il boosting continua ad essere praticato. “Purtroppo un giorno qualcuno si sentirà male in campo, davanti alle telecamere – conclude Zdanivsky – e allora saranno tutti costretti a parlarne”.

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