Bersani sa che questa volta il nemico è Grillo, ma sbaglia a scendere sul suo stesso terreno: quello della provocazione. A un linguaggio fascista (a Grillo si può dire tutto ma non questo) si dovrebbe rispondere con l’antifascismo, non con le minacce che sanno di squadrismo. Bersani ha reagito d’impulso sugli ultimi sondaggi (segreti?) che danno il Movimento più o meno al 25%, con il rischio, visto la costante ascesa e l’aiuto che gli sta dando il governo Monti, che diventi il primo partito. La vecchia volpe Di Pietro lo ha capito e sa che i giovani grillini non hanno esperienza di palazzo e un eventuale sodalizio tra Idv e M5S potrebbe essere decisivo per il risultato finale. Lunedì è stata mediaticamente una giornata molto importante per il risultato del sondaggio del tg di Sky: “Chi scegliete tra Grillo e Bersani?”. Oltre il 60% ha detto Grillo. È partito l’approfondimento informativo de La7.
Per dire la verità, la tv della Telecom (in Rai solo Rainews ha tenuto alta la bandiera del servizio pubblico), non lo ha mai abbandonato, anche se questa edizione di In Onda è stata molto, molto modesta per un Facci inguardabile, inascoltabile, impreparato, ma evidentemente molto raccomandato. Più che giustificati gli sbalzi di pressione della brava Lusenti. Sempre lunedì Mentana è andato in prima serata con Bersaglio mobile (6% di share). Il tema era lo scontro tra Bersani e Grillo e quello tra il Quirinale e la Procura di Palermo sulla trattativa. Un salto nella tv del passato: Tempo reale di Santoro, al posto di Pansa, Travaglio (che ha dimostrato più di ogni altro di essere a conoscenza dei fatti, ma troppo sensibile alle provocazioni) e con Ferrara, dalla barba più lunga e più bianca, capace, oggi come allora, solo di insulti e volgarità per nascondere i fatti. A Mentana un bravo per essere stato sull’attualità, ma può dare di più. Per il telespettatore la trasmissione è servita, semmai ce ne fosse stato bisogno, per capire quanta malafede c’è in Ferrara. All’ignoranza manifestata nessuno ci crede. L’informazione, però, è un’altra cosa.
Il Fatto Quotidiano, 29 Agosto 2012