Iulia Timoshenko resterà in carcere. La Corte di Cassazione di Kiev, infatti, ha confermato la condanna a sette anni della leader dell’opposizione ucraina per un controverso contratto per le forniture di gas siglato nel 2009 con Mosca, quando era premier. “I giudici della corte – ha detto il magistrato Olexander Iefilmov leggendo la disposizione della sentenza – sono arrivati alla conclusione che l’appello non può essere soddisfatto”. La Timoshenko, che si trova dietro le sbarre da più di un anno, dopo la conferma della sentenza nel terzo e ultimo grado di giudizio interno potrà ricorrere alla corte di Strasburgo. Ieri la corte europea dei diritti dell’Uomo si è riunita per giudicare la legittimità dell’arresto, avvenuto il 5 agosto del 2011, in aula, per aver offeso giudice e testimoni durante il processo.
La notizia della conferma della condanna ha creato forti polemiche in Ucraina. Almeno un centinaio di simpatizzanti dell’eroina della Rivoluzione arancione, infatti, stanno protestando a Kiev davanti alla corte di Cassazione. Iulia Timoshenko anche oggi non era presente in aula perché da inizio maggio è ricoverata all’ospedale di Kharkiv per curare un’ernia del disco.
Numerosi osservatori ritengono le accuse rivolte alla Timoshenko politicamente motivate. Da quando Viktor Ianukovich è stato eletto presidente nel 2010, molti esponenti di spicco dell’opposizione stanno avendo problemi con la giustizia, tra loro anche l’ex ministro dell’Interno, Iuri Lutsenko. Il contratto per il gas per cui Timoshenko è stata condannata mise fine tre anni fa a una guerra del gas di due settimane che aveva lasciato al freddo mezza Europa. Secondo l’accusa, l’accordo fu imposta alla società energetica statale Naftogaz dall’ex lady di ferro senza il consenso del governo da lei guidato. Inoltre, il pezzo concordato, circa 450 dollari ogni mille metri cubi, sarebbe stato “svantaggioso” per l’Ucraina, che sta attualmente tentando di rinegoziare l’accordo con la Russia.