L'intervento immobilizzante degli operatori sanitari della Cooperativa Dolce non sarebbe stato eseguito in modo corretto e ora la posizione dei tre infermieri indagati per omicidio colposo si aggrava
Si è svolta oggi l’autopsia sul corpo del ragazzo di vent’anni morto lunedì sera in una struttura residenziale per disabili a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, in seguito ad una crisi d’ira. Il medico legale, Chiara Mazzacori, ha riscontrato la causa della morte in un’asfissia meccanica. Stando quindi all’esito dell’autopsia, l’intervento immobilizzante degli operatori sanitari non sarebbe stato eseguito in modo corretto, e ora la posizione dei tre indagati per omicidio colposo si aggrava.
Non c’è alcun segno di violenza, né di percosse sul corpo di M.P., il ragazzo con problemi psichici morto nella struttura protetta “Casa Dolce”. E la sua morte non è dovuta neppure ad un infarto. L’obiettivo degli inquirenti ora è ricostruire con maggiore precisione le modalità del contenimento e dell’immobilizzazione in seguito ad uno scoppio d’ira del ragazzo. Per capire se c’è stata una compressione al suolo. Intanto verranno presto interrogati dal pm Giampiero Nascimbeni i tre operatori socio sanitari indagati per omicidio colposo.
Il ragazzo, disabile psichico residente a Castenaso (Bologna), aveva passato l’intera giornata insieme alla madre. La sera, tornato nella struttura a Casalecchio, avrebbe avuto una crisi. Gli operatori, infatti, dopo avergli detto di mettere via un videogame e andare a letto, hanno così visto il ragazzo scaldarsi e avere uno scoppio d’ira.
Il ragazzo scalciando rendeva impossibile la somministrazione di gocce per calmarlo da parte dell’infermiera preposta a questi compiti nel corso delle ore notturne. La situazione stava degenerando e per questo sono state chiamate le forze dell’ordine e il 118. Il tutto è accaduto in un corridoio vicino alla stanza del ragazzo, nella quale viveva con un’altra persona. Tre operatori sanitari avrebbero tentato di immobilizzarlo; ma dopo aver chiamato carabinieri e l’ambulanza il giovane è morto.
Il ventenne si trovava nella struttura già da due anni, e spesso aveva crisi simili. Di grossa corporatura, avrebbe scalciato tutto il tempo, rendendo impossibile alcune terapia calmante. “Dall’autopsia ci attendiamo risposte chiare per comprendere le cause della morte” aveva dichiarato il procuratore aggiunto Valter Giovannini. E ora le risposte ci sono: asfissia meccanica che complica e non di poco la posizione dei tre operatori indagati.