Nel 2012, in Italia gli incendi sono in aumento dell’80% rispetto al 2011, grazie alla siccità paurosa, ma soprattutto grazie ovviamente alla mano dell’uomo, visto che l’autocombustione è una favola. Ma la notizia del disastro non buca, a meno che non siano a rischio vite umane od abitazioni, o a meno che non vada in fumo un’area di particolare pregio (la Riserva dello Zingaro, in Sicilia, ha bruciato per ben due volte negli ultimi anni, per non parlare del Parco del Pollino). Quasi che invece fosse normale perdere migliaia di ettari di bosco o di macchia mediterranea, quasi che un incendio non fosse un ecocidio, che distrugge piante e animali e da cui la natura si riprenderà solo dopo decine di anni.
Quello che buca semmai è il piromane che viene catturato, perché nell’Italia dei crimini impuniti, impuniti sopra tutti sono proprio i piromani, cui è imputabile circa il 60% dei casi di incendio. Perché è vero che c’è chi appicca un incendio per disattenzione (tipo cicca gettata via), e c’è anche chi appicca il fuoco magari solo per bruciare rifiuti o sterpaglie e poi non riesce a controllarlo; ma c’è anche e soprattutto chi brucia solo per il piacere di vedere poi l’effetto che fa. Non auguro a nessuno di vedere, come è capitato a me, nascere fuochi in più punti contemporaneamente all’interno di un bosco: un classico dei piromani dolosi. Una scena che stringe il cuore. Peraltro, ho l’impressione che ci possa anche essere qualche imbecille che appicca il fuoco nella convinzione di poter rinnovare il pascolo, riforestare, o costruire, quando invece ciò non è possibile per legge.
Ma torniamo all’impunità. Dicevo prima che chi appicca l’incendio la storia dimostra che può contare di massima su una sostanziale impunità, anche perché è obiettivamente molto difficile risalire all’autore del reato, in questo caso. Peraltro, la pena comminata non è delle più banali. Un incendio boschivo è punito con la reclusione da quattro a dieci anni, se doloso, e da uno a cinque se colposo.
La pena deve essere commisurata alla gravità del reato e deve tendere alla rieducazione del reo. Nel caso del piromane doloso però, data la gravità del gesto, mi sono spesso chiesto se non sarebbe il caso invece di prevedere una pena che non ha nulla a che vedere con il comune sentire, come è normale nel nostro ordinamento, tipo la condanna al rogo, come già si faceva con le streghe. Morire nello stesso modo in cui si procura la morte a migliaia se non milioni di piante ed animali avrebbe una sua sostanziale equità e chissà che uno non ci penserebbe bene prima di appiccare l’incendio. E’ ovviamente solo una provocazione, la mia, prendetela come tale. Però suggestiva.