Le politiche “non convenzionali”, come le iniezioni di liquidità e gli acquisti di titoli sul mercato, sono importanti, ma “certamente non possono regolare l’andamento delle economie”. Parole inequivocabili quelle del presidente della Banca centrale americana, Ben Bernanke, nel suo intervento al meeting annuale dei banchieri di Jackson Hole. Il numero uno della Federal Reserve ha in particolare ricordato come le politiche non convenzionali “possono essere efficaci, come mostra l’esperienza” di questi ultimi anni: “senza di loro la recessione dal 2007 al 2009 sarebbe stata più profonda e l’attuale ripresa più lenta di quanto è effettivamente stata”.
Ma queste scelte, sottolinea Bernanke, “sono relativamente più difficili da attuare” e “nel contesto attuale condividono i limiti” delle politiche monetarie classiche che “da sole non possono raggiungere gli stessi risultati di misure più vaste e più equilibrate di scelte economiche: soprattutto non possono neutralizzare i rischi di bilancio e finanziario che il nostro paese deve affrontare”. Il presidente della Fed parla di “impegnative sfide economiche” con una “stagnazione del mercato del lavoro che desta gravi preoccupazioni non solo per le enormi sofferenze e lo spreco di risorse umane ma anche perché impone danni strutturali alla nostra economia, destinati a durare per molti anni”.
In ogni caso, “pur tenendo conto delle incertezze e dei limiti degli strumenti a disposizione” la Federal Reserve “fornirà misure supplementari necessarie a favorire una ripresa economica più forte e a sostenere i progressi del mercato del lavoro in un contesto di stabilità dei prezzi”, prende tempo Bernanke ricordando che il mercato immobiliare, la crisi del debito dell’Europa e il fiscal cliff (l’aumento delle tasse e i tagli alla spesa che scatteranno fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013) rappresentano dei “venti contrari” per l’economia.
Nonostante “il calo della disoccupazione a luglio all’8,3 per cento”, “il miglioramento dei mercati del credito e della finanza” e “la ripresa in settori chiave come il manifatturiero, l’immobiliare e il commercio internazionale” per gli Stati Uniti la “situazione economica è ovviamente tutt’altro che soddisfacente“, è stato il giudizio conclusivo. Bernanke ha riconosciuto come “l’importante sostegno alla ripresa e alla stabilità dei prezzi” fornito dalle “politiche monetarie accomodanti, sia tradizionali che non convenzionali” ma ha anche evidenziato la lentezza della ripresa del mercato del lavoro con una “crescita dell’economica che negli ultimi trimestri è stata tiepida”.
Il presidente della Fed ha ammesso di “avere sperato in maggiori progressi, alla luce delle decisioni prese” dalla banca centrale “così come dei meccanismi naturali di ripresa dell’economia”. Per Bernanke, le ragioni non sono da ricercare “in fattori strutturali di lungo termine” ma in situazioni difficili come quella del settore immobiliare e soprattutto per della “politica di bilancio, sia a livello federale, che di Stato e locale”. Secondo il banchiere centrale americano “è cruciale che i politici attuino un piano credibile per rimettere il bilancio federale su un percorso sostenibile di medio e lungo termine, prestando attenzione a evitare una contrazione fiscale di breve termine che potrebbe mettere a rischio la ripresa”.