“Grillo a Parma dopo il ballottaggio non s’è più visto”. Federico Pizzarotti sta per tagliare il nastro dei cento giorni da sindaco. Tempo di bilanci. A cominciare dal rapporto con il comico, la prima domanda che gli fanno tutti. Seguita dalla seconda, la “rogna” di Valentino Tavolazzi: “Non abbiamo nominato nessun direttore generale, né Tavolazzi, né altri. Lo so… diranno che è stato per via di Grillo, ma non mi interessa”. Pizzarotti poi, però, punta altrove. A cominciare dai progetti in dirittura d’arrivo: “I cittadini nei prossimi mesi saranno consultati on li-ne sulle delibere del Comune. Come quella sulla Movida”. Novità, ma anche scogli da superare, come il rapporto con i poteri forti – industriali, costruttori, banche e partiti – che hanno sempre tenuto in mano la città.
Sembrava che doveste cambiare Parma in un mese. La realtà è più complessa…
Ci sono, certo, grossi ostacoli: il debito da centinaia di milioni blocca i progetti. E prima di avviare un’azione seria dobbiamo sciogliere i nodi del passato. Bisogna concludere gare e appalti non terminati, ricostruire la struttura del Comune, presupposto per il futuro. C’è un’opera simbolica: il Ponte Nord, costruito per costruire, prima ancora di deciderne l’utilizzo. È rimasto lì, vuoto. Ecco, abbiamo lavorato sui nodi del passato.
Ma in cento giorni ci sono scelte davvero importanti firmate Pizzarotti?
Abbiamo lavorato a un ufficio che contrasti l’elusione fiscale e recuperi somme importanti. Poi c’è il nuovo ufficio energia: vogliamo riqualificare il patrimonio edilizio comunale – quindi uffici e scuole – con la partecipazione dei privati. Bonificheremo i tetti dove c’è ancora amianto, con la collaborazione di industrie specializzate nell’energia. I privati investiranno per poi utilizzare l’energia prodotta da pannelli solari.
Questo in futuro. Ma il presente?
Il Comune spendeva 250mila euro l’anno per auto blu. Noi abbiamo fatto contratti da 20mila euro (che potrebbero scendere a dieci).
Il debito del Comune, però, sfiora il miliardo…
Stiamo lavorando a concessioni importanti del Comune, come gli impianti sportivi. Ma c’è bisogno di interventi strutturali e di segnali. Finora alle prime del teatro c’erano i politici in posti pagati dal Comune, non sarà più così. Si andrà al Teatro, realtà importante per la città, ma ce lo pagheremo . E allo stadio tiferemo il Parma a spese nostre, in curva, tra i tifosi comuni. Poi ci siamo tagliati gli stipendi: 10% per sindaco, vice e presidente consiglio.
Le critiche, però, non vi mancano…
Rispondo a tutto.
Cominciamo. Il fulcro del vostro programma era il “no” all’inceneritore. Ve lo siete rimangiato?
No, speriamo di non doverlo utilizzare. A settembre organizzeremo un grande evento, spiegheremo alla città la nostra proposta. Dev’essere chiaro: dicono che se non si darà il via all’inceneritore, si dovranno pagare centinaia di milioni di penale. Ma i cittadini pagheranno anche se si farà: sulla bolletta.
Capitolo assessori, la scelta è stata molto lunga…
Ci siamo presi tempo perché volevamo persone e criteri nuovi. Non avevamo liste pronte di persone da piazzare come in passato.
Ma la squadra, dice qualcuno, non sarebbe poi di così alto profilo…
Qualcuno diceva che avremmo preso gente da fuori. Ora, che abbiamo scelto persone di qui, dicono che non ci sono nomi noti. Criticano a prescindere.
Assessori tecnici. Come Monti?
Gli assessori tecnici portano conoscenza. Ma le decisioni sono politiche, vedrete…
C’è chi prevede che i poteri forti della città vi faranno la guerra. Questa settimana dovete decidere del Teatro Regio. I vostri soci si sono sfilati e il Comune resta con il cerino in mano…
Il Regio sarà un banco di prova per la città e non solo. Si capirà chi vuole impegnarsi per il futuro di Parma e chi si mette di traverso al cambiamento.
Avete rifiutato le alleanze, come sono i rapporti con i partiti?
Bisogna distinguere. C’è il Consiglio comunale, con comportamenti a volte quasi teatrali, sento discorsi sui massimi sistemi che non affrontano i nodi veri della città, ricordano il senato romano del 50 avanti Cristo. Ma c’è un altro piano, più concreto, dove invece la collaborazione funziona. Noi per primi la cerchiamo.
E l’ombra del grande capo, di Grillo?
Come sindaco e rappresentante dei cittadini sono indipendente. Poi rappresentiamo anche un movimento e sentiamo i colleghi, per chiedere consigli, confrontare le esperienze. Anche Grillo l’ho sentito. Nulla di più. Dal giorno del ballottaggio non è più venuto in città. I miei assessori sono testimoni che agiamo in autonomia.
Tavolazzi, il manager espulso dal Movimento, però non lo avete assunto.
Si era parlato di lui come direttore generale del Comune, quella figura non l’abbiamo più. Anzi, gli assessori torneranno a lavorare negli uffici comunali.
Ma la grande rivoluzione, i cittadini che partecipano davvero alle decisioni… era propaganda?
I cittadini possono seguire on line le nostre sedute. Ma è solo l’inizio: presto chiunque troverà le nostre decisioni sul sito del Comune, non solo le delibere, anche le determinazioni dei dirigenti. Tutto.
Il 5 Stelle, però, parla di partecipazione diretta dei cittadini…
In tempi molto brevi si terranno consultazioni certificate. I cittadini si iscriveranno, con la carta di identità, e potranno esprimersi sui provvedimenti. Non saranno sondaggi senza garanzie, forum in cui ognuno magari scrive una battuta. I partecipanti faranno proposte.
Facciamo esempi concreti…
Prendete il regolamento sui locali…
Quello bollato come “anti-Movida”, strizzate l’occhio alla destra?
Ma l’avete letto? Prevede che gli alcolici siano consumati nell’area del locale per evitare che alcuni bar diventino spacci di superalcolici e le strade scivolino nel degrado. I cittadini di Parma potranno dirci che cosa ne pensano. La gente sarà consultata su tante scelte. Gli interessati interverranno, con proposte, indicando alternative. Da cittadini.
Pizzarotti sindaco… un anno fa se lo sarebbe aspettato?
Dall’inizio ho pensato che dovessimo lavorare seriamente, non solo per dare un segno. Sì, pensavo che fosse possibile. Certo, è dura, bisogna avere pazienza e fiducia. Alla fine ci giudichino, anche severamente, ma sui risultati.