Politica

Grillo non più fascista. Ma “pirla” e “giacobino”

Fascista, neogiacobinista, nazista. Per essere il leader meno ideologico d’Italia, Beppe Grillo ha un eclettismo politico invidiabile. Fino a tre giorni fa, per bocca di Pier Luigi Bersani, era un fascista del web che “parla come Mussolini nel ’19”, ieri è diventato “un pirla” come tutti quelli che accusano il segretario Pd di odiare la rete. Sempre ieri, in una riflessione non priva di spunti condivisibili (“Quelli che si riconoscono in Grillo sono contro la democrazia rappresentativa ma non, in generale, contro la democrazia. Sono per la democrazia diretta, e non è una differenza da poco”), Michele Ciliberto su l’Unità ha parlato di “ideologia di tipo neo-giacobino”.

Ovvero il credo dell’ala più intransigente durante la Rivoluzione Francese. Come si possa essere contemporaneamente montagnardi e fascisti è un mistero. Un po’ come essere Filippo Facci e giornalisti. Ma così è. L’attacco a Grillo, ogni giorno, si arricchisce di sfumature sfarzose. “Neo giacobino” era già stato usato dal notissimo Luigi Iorio (Psi). Di rimando, Guido Crosetto (Pdl) gli aveva dato del nazista: “È violento come Goebbels”. Se Grillo insulta, chi lo osserva si adegua. Trasversalmente. L’unica differenza è che la destra attacca di pancia e la sinistra, anche nella intemerata, desidera sottolineare la propria superiorità culturale . Da qui il florilegio di citazioni, rimandi, paragoni. Che si concludono però con la sintesi più banale: “qualunquista”.

Parola rigorosamente condita da “populista” e “demagogo”. Magari con una spruzzata di “antipolitica”. Ovviamente questi attacchi non fanno che rafforzare Grillo, perché il suo elettore medio o non sa minimamente chi sia Crosetto, o – se lo sa – è felicissimo che parli male di lui. Francesco Boccia ha ribadito due giorni fa che “i voti di Grillo non vengono da sinistra, ma da Lega e Pdl”. Abbaglio che, da solo, fa capire perché il Pd sia praticamente senza speranza (e perché Boccia sia perfetto per il Pd). Al centrosinistra basterebbe leggere gli studi di Ilvo Diamanti – un eversivo anche lui? – per capire che, senza l’abulia del Pd, il Movimento 5 Stelle sarebbe al 5 per cento. E invece è accreditato almeno al 15.

Occorrerebbe sforzarsi di capire perché molti delusi di sinistra preferiscono (con buona pace dello statista Boccia) il “fascista nazista neo-giacobino” ai post-catto-comunisti. E invece ci si arrocca: da una parte si sdoganano Togliatti e De Gasperi, e forse pure Zagor e Saguaro; e dall’altra si demonizza Grillo. Regalandogli altri voti. É sempre stato così. Breve Best Of del “Dagli all’untore”, dal 2007 a oggi. Berlusconi: “Grillo è l’espressione peggiore della sinistra peggiore” (o è comunista o fascista: mettetevi d’accordo). Mastella: “É un delinquente senza cuore” (perdinci). Veltroni: “Grillo semina zizzania” (sempre ficcante, Veltroni). Mauro Mazza lo paragonò ai cattivi maestri del terrorismo. Eugenio Scalfari: “Peggiore Destra, quella populista, demagogica, qualunquista che cerca un capo in grado di de-responsabilizzarla” (amen). Andrea Romano: “Colonna infame con una spolverata di Internet, che travolge ogni distinzione reclamando gogna e scudi-sciate” (uh). Gianni Riotta : “Anche Celentano con Grillo: ecco gli italiani che non ne sbagliano mai una ‘Grazie prego scusi tornerò’” (la profondità delle analisi riottiane non smette mai di accecare). Antonio Polito: “Vaffanculo Grillo. La tua casta non è meglio di quell’altra. Guadagna di più e non spreca di meno. Va in barca e a puttane proprio come quell’altra”. E via così. Poi si stupiscono che Grillo (spesso) nonostante Grillo, nei consensi non cali.

Il Fatto Quotidiano, 31 Agosto 2012