Ogni anno la società controllata dalla Regione fagocita 102mila euro. Dopo investimenti, incarichi e consulenze, una lite tra Comuni e una bocciatura dell'Enac, la Regione ha insistito fino ad oggi per un'opera mai realizzata. Fino alla pietra tombale messa dal governo Monti
“In Molise non è prevista la realizzazione di alcun aeroporto”. Lo scorso giugno, a bloccare definitivamente le ambizioni dei molisani – se qualcuno ancora ci credeva – era stato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, rispondendo a un’interrogazione parlamentare presentata dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. E la conferma implicita è arrivata con il nuovo piano-aeroporti, sottoposto la settimana scorsa dallo stesso Passera al Cdm: Campobasso non compare tra gli scali che costituiranno il “polo dell’area meridionale” e non viene neanche considerato di “interesse locale”. Quello scalo mai costruito dunque rimarrà probabilmente per sempre la bozza di un progetto, del quale però la politica locale, che da quasi 14 anni continua ad annunciarne gli imminenti lavori, sembra ancora fermamente convinta.
Sarà per questo che la Aeroporto del Molise Spa, la società che nel 1999 venne costituita proprio per gestire lo scalo che sarebbe dovuto nascere di lì a poco, viene tenuta in vita ancora oggi. Ogni anno infatti la società controllata a maggioranza dalla Regione, tramite il Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Campobasso Bojano e la FinMolise (la Finanziaria della Regione), fagocita 102mila euro. Ma – non essendo stato costruito nessun aeroporto – “non ha mai prodotto un atto”.
Un’idea nata nel 1998. La volontà di dotare il territorio molisano di un hub tutto suo nasce concretamente nel 1998, quando la Giunta regionale stanzia 200 milioni delle vecchie lire per la redazione di uno studio di fattibilità “per la realizzazione di una struttura aeroportuale”. Il paese individuato dalla Regione – con un accordo di programma stipulato con il ministero dei Trasporti – per ospitare la nuova infrastruttura è Sepino, un piccolo comune di 2mila abitanti. Vincolata l’area, viene subito creata la società che si occuperà della gestione dell’aeroporto che (non) verrà: la Aeroporto del Molise Spa.
Investimenti, incarichi, consulenze. Da qui partono incarichi, consulenze e nuovi studi per la realizzazione, lo sviluppo, l’adeguamento e la manutenzione degli impianti e delle infrastrutture dello scalo. Il progetto sembra quindi decollare in pochi anni. Certo, bisogna continuare ad investire centinaia di migliaia di euro. Ma l’aeroporto, come afferma il presidente Iorio, “è indispensabile per contribuire con concretezza alla ripresa economica del Molise”. Insomma soldi ben spesi. E nel 2006, a pochi mesi dalle elezioni, la giunta Iorio stanzia altri 750mila euro. All’inizio del 2007 però lo stesso Iorio – confermato nel frattempo governatore per la terza volta – revoca il finanziamento. Quei soldi, come spiegherà qualche anno più tardi l’assessore ai Trasporti, Luigi Velardi, servono per realizzare un prefabbricato antisismico destinato alle scuole di Isernia. Gli entusiasmi adesso iniziano a scemare.
I Comuni si litigano lo scalo. Nello stesso periodo, i piccolissimi ma intraprendenti comuni di Cantalupo nel Sannio e San Massimo fondano una società pubblico-privata (la AvioProject) e, determinati a portare l’aeroporto nel loro territorio, presentano al ministero dei Trasporti la domanda di finanziamento. La Aeroporto del Molise Spa, che in otto anni ha inghiottito soldi senza riuscire a portare avanti il progetto di Sepino, inizia a guardare con interesse a quello della neonata società e intensifica i contatti. Ma anche qui, proprio quando i molisani ricominciano a sperare, si ferma tutto.
La bocciatura dell’Enac. Nell’estate del 2009 gli ispettori dell’Enac, giunti nella piana Matesina (il territorio tra Cantalupo e San Massimo) per un primo sopralluogo, bocciano il progetto dell’aeroporto: “La particolare natura del territorio non lascia prevedere livelli significativi da giustificare l’onerosa realizzazione e gestione di un nuovo aeroporto”. Al massimo, suggerisce l’Enac, si potrebbe realizzare un’aviosuperficie: una struttura per soccorso sanitario, scuola di volo e aerei da una decina di posti. Nonostante ciò gli animi non si spengono.
Ma la Regione va avanti. A crederci ancora sono soprattutto gli amministratori dei due piccoli Comuni in società, che vedono in quel sogno un concreto sviluppo di tutta l’area. L’aeroporto, secondo loro, potrebbe finanche valorizzare il settore agroalimentare, uno dei punti di forza del Molise. Argomentazioni che finiscono inevitabilmente per suscitare l’ilarità dei contrari alla mega opera: “Non si riesce a fare la manutenzione delle strade, vengono tagliati i collegamenti con i piccoli comuni, ma vogliono fare l’aeroporto per spedire mozzarelle e caciocavalli”. Il segnale incoraggiante arriva da Palazzo Moffa, che nel settembre 2011 – ancora una volta quando alle elezioni, che confermeranno Iorio per la quarta volta, manca un mese – cambia idea e aggiorna il Piano Regionale Trasporti: Sepino è bocciato. Che ne dica l’Enac, per la giunta targata Iorio sono Cantalupo e San Massimo l’ unica possibile localizzazione del futuro aeroporto molisano.
La Aeroporto del Molise in liquidazione. Che fine ha fatto quindi la Aeroporto del Molise spa, nata proprio per gestire lo scalo di Sepino? La società, come si legge sulla scheda della Uniontrasporti, è in liquidazione dal 14 ottobre 2010. Cioè anziché essere chiusa, è stata affidata ad un commissario liquidatore. “Oltre al danno, la beffa”, attacca il gruppo consiliare dell’Idv che, con emendamenti, interrogazioni e mozioni, continua dallo scorso gennaio a chiedere alla giunta l’immediata dismissione della società. Le istanze dell’opposizione però – l’ultima mozione è stata presenta il 30 luglio – sino ad oggi sono tutte cadute nel vuoto. E i molisani – che dalla loro regione non voleranno mai – continuano a “mantenere una società che per 14 anni ha solo venduto fumo, finanziando esclusivamente se stessa, e contemporaneamente a pagare un liquidatore”.