Arriva la nuova legge elettorale . I partiti vogliono un sistema elettorale “greco”, che regali un forte “premio di maggioranza” (15%?) al primo partito. In base ai sondaggi, il “premio” andrebbe al Pd: che otterrebbe, con il 25% dei voti, il 40% dei parlamentari. (Così si indebolisce la stabilità costituzionale, ma tant’è).
Lo scopo, nobile, della riforma è la “governabilità”, messa a rischio dall’avanzata del Movimento 5 Stelle, con il quale però i partiti tradizionali non sono disposti a collaborare. M5S vale oggi il 15-20%, e sottrae voti a tutti gli altri. Ma il Pd deve poter imbarcare un numero limitato di alleati, al governo, per contenere le beghe nella futura maggioranza. Come fare? Priviamo a giocare coi numeri. Centrisinistra “aperto”: Pd 25% + Casini 6% + Vendola 7% fa 36%: non va! La “Foto di vasto”: Pd 25% + Sel 7% +Idv 7% +Rc3% = 42%. Neppure. Una “Grande Coalizione”? Pd 25% + Pdl e If, 20% + UDC 6% = 51%: troppo poco.
Se però, grazie al “premio”, il Pd ottenesse il 40% dei parlamentari, tutte (o quasi) queste combinazioni diverrebbero possibili. E chi dovesse restare fuori conserverebbe un certo grado di influenza, perchè il Pd dovrà mantenere comunque viva un’alternativa, e quindi, per fare un esempio, buoni rapporti col Pdl perché Vendola ricordi che nessuno è insostituibile.
Ma che succederebbe se alla fine, il primo partito risultasse M5S? Con il 40% dei parlamentari, sarebbero obbligati a governare?! Oggi è un sogno, per alcuni; una catastrofe, per altri; “un grosso buco nero nella mia testa” per i più, gli agnostici, che non hanno idea di come governerebbe M5S. Potrebbe accadere? Come? Grillo lo vuole o no?
Semplificando, M5S ha finora offerto proposte su temi particolari: ambientali, locali, sulla moralizzazione delle istituzioni. Ha raccolto in cambio il voto di protesta, ha vinto qualche elezione locale. Per andare oltre deve rassicurare gli elettori che è in grado di governare il paese, perché:

  • Un Movimento tende ad avere un’agenda limitata e rigida; un partito di governo la adatta alle circostanze sorprendenti che la Storia presenta.

  • I problemi nazionali ed internazionali sono sistemici: molto più complessi di quelli locali o delle “single issues” (p.es. l’ineleggibilità in Parlamento dei condannati).
  • Non si governa da soli. Se M5S è incapace di dialogare e stabilire alleanze, il voto a M5S apparirà inutile. è la strategia di Bersani: delegittimare, isolare. Per fare alleanze bisogna rinunciare a parte delle proprie istanze e accogliere quelle degli altri, restando tuttavia compatti. Un gruppo parlamentare di “puri e duri” non va lontano, se è al governo; ma può fare bene l’opposizione.

Sono tempi duri: la gente non ha più voglia di mandare al governo guitti e buffoni, politici cialtroni, venditori di fumo. Vuole gente capace di risolvere i problemi. Non tanto in Parlamento – organo essenzialmente politico, di controllo e di impulso – quanto nell’Esecutivo. Che si troverà alle prese con problemi economici gravissimi; dei quali neppure Monti finora è riuscito a venire a capo. Ecco: per fare il grande salto, M5S dovrebbe convincere gli elettori di saper affrontare la crisi meglio di Monti. Altrimenti, tanto vale votare per ABC.
Finora l’ispirazione di Grillo è stata proprio quella di promuovere le competenze della società italiana tenute lontane dai partiti. Ma il salto di qualità richiesto dal livello nazionale è molto forte. Inoltre la competenza è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Come dimostra la scelta infelice di Napolitano: un esperto di Antitrust per affrontare una crisi che è invece tipicamente keynesiana. In realtà, competenza e politica vanno fuse assieme.

M5S può puntare al 30% (anche perché l’economia va male) selezionando candidati premier e ministri capaci di aggiungere qualcosa all’M5S attuale. Che abbiano, oltre agli obiettivi del Movimento stampati nel cuore, alcune caratteristiche:

  • Soluzioni innovative di alto livello sui problemi economici ed istituzionali dell’Europa e dell’Italia

  • Capacità di colloquiare con l’elettorato meno radicalizzato
  • >Disponibilità a confrontarsi nel merito, a dimostrare l’inadeguatezza dei partiti.

E qui cominciano i problemi. Soprattutto per Grillo. Un candidato premier “puro come una colomba, furbo (dialogante) come un serpente” farebbe ombra a Beppe Grillo, tanto più se ha successo. Potrebbe ‘impadronirsi’ del Movimento. E in caso di divergenza d’opinioni? Potrebbe (dal punto di vista di Grillo) ‘snaturare’ il Movimento?! Tutto ciò sarebbe doloroso per il fondatore, che ha sputato sudore e sangue per arrivare dov’è. Non per niente, tutti i partiti tengono lontano le grandi competenze, salvo lo stretto necessario, e solo se di provata fedeltà.
In queste settimane il Movimento 5 Stelle decide se vuole diventare grande. Per fare una rivoluzione democratica e civile, deve andare oltre Grillo. Ma non può farlo senza l’accordo dello stesso Grillo. Il quale, per darlo, dovrebbe rivelare qualità umane (umiltà, amore per il proprio paese, fiducia negli altri, disponibilità al sacrificio mediatico) davvero insolite.  

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