Da due anni la polemica è aperta. Ma all'interno c'è chi è convinto che quei giochi debbano rimanere "per tirare avanti". A breve il via a una serie di dibattiti per dimostrare la dannosità delle macchinette mangiasoldi. Parlerà anche il cronista minacciato dalla mafia, Giovanni Tizian
C’è chi dà la colpa a differenti sensibilità culturali, chi agli infiniti dibattiti che non hanno portato a decisioni concrete. Resta il fatto che i circoli dell’Arci di Bologna si sono pian piano riempiti di videopoker e slot machine. I dati sono chiari: 27 circoli su 110 ospitano le famigerate “macchinette mangiasoldi”. Un circolo su quattro. Nella maggioranza dei casi si tratta solo di uno o due videopoker per sede, ma i circoli Benassi e San Lazzaro ne hanno installati addirittura sei.
Un’attività, quella delle slot machine, che secondo molti iscritti Arci stride con lo statuto stesso di un’associazione che si richiama alla Costituzione e si definisce “rete integrata di persone, valori e luoghi di cittadinanza attiva che promuove cultura, socialità e solidarietà“. La domanda che molti si fanno è molto semplice: “Cosa c’entrano cultura e cittadinanza attiva con i videopoker?”.
In effetti le macchinette mangiasoldi sono da tempo la “bestia nera” di molti comitati provinciali, costretti a fare i conti con i malumori e le critiche di iscritti e dirigenti. Anche a Bologna. “Via i videopoker dai circoli Arci”, chiedeva nel 2010 il presidente nazionale dell’associazione, Paolo Beni. Due anni dopo sotto le Due Torri ancora se ne parla, ma le slot machine sono ancora lì.
Nei prossimi mesi il comitato provinciale organizzerà una serie di seminari con i presidenti dei circoli, tentando di convincerli della dannosità di certe attività. A parlare arriverà anche Giovanni Tizian, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia del nord. “Racconterà del pericolo di infiltrazioni mafiose associate ai videopoker”, spiega Fiorella Zaniboni della direzione provinciale Arci. Oltre a Tizian terrano una lezione sulla ludopatia, la malattia del giocatore, anche responsabili del Sert locale. Infine sarà presentato il rapporto di Libera “Azzardopoli”.
Nonostante i buoni argomenti sarà però difficile convincere tutti. A mettere subito le mani avanti è ad esempio Franco Fanizzi, vicepresidente del circolo San Lazzaro, 5 mila iscritti e una fila di slot machine “tutte alla luce del sole”. “Andrò controcorrente – spiega Fanizzi – ma io non sono per l’eliminazione delle macchinette. Intanto sono legali, poi non violano lo statuto e il nostro codice etico. Le dico di più: noi puntiamo sui grandi numeri. Quando un iscritto arriva da noi magari si prende un caffè, gioca a bocce e poi si fa una partita alla slot machine. Niente di male. Tutto il circolo può vederlo, controllarlo e nel caso aiutarlo. Personalmente mi è capitato di convincere tre o quattro persone a darsi una regolata: stavano davvero esagerando”. C’è poi un altro problema. La presenza dei videopoker a volte è necessaria per sostenere le attività istituzionali e culturali dei circoli. “Anche due o trecento euro sono importanti per i circoli più piccoli e con meno soci – spiega Zaniboni – A quel punto anche volendo diventa difficile fare a meno delle macchinette, a meno di non voler eliminare attività culturali importanti. Per questo stiamo studiando l’idea di compensare eventuali perdite economiche per i circoli che decideranno di fare a meno dei videopoker”.
“Nei nostri circoli – racconta Stefano Brugnara, presidente provinciale dell’Arci Bologna – videopoker e affini non sono mai l’attività principale, ma solo elementi commerciali collaterali. La nostra linea è quella del superamento di questa situazione attraverso campagne di sensibilizzazione culturale. Se qualcuno proponesse in direzione di imporre la rimozione di tutte le macchinette potrei anche concordare in linea teorica, ma abbiamo scelto un’altra via”. Una linea, quella del comitato provinciale bolognese, molto accomodante. Altrove c’è chi ha preferito il pugno duro. Ad esempio a Genova dove il presidente provinciale ha dato due anni di tempo a tutti circoli per fare pulizia al proprio interno. Pena l’esclusione dall’associazione. Intanto però c’è chi ha deciso di dare un seguito concreto alla parole, e ha eliminato del tutto le macchinette mangiasoldi. Ad esempio il circolo bolognese Fossolo, che recentemente ha fatto piazza pulita delle quattro slot machine. “Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso che forse era meglio togliere tutto – spiega un dirigente – Economicamente non è stata una grande perdita e dopo tutto non si può dire che le macchinette fossero salutari per i nostri soci. Siamo soddisfatti così”.