A Radio Vaticana l'uomo ricorda la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, l'intervistato, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale per chiedere l’intervento della Chiesa: "Lui rispose, non me l'aspettavo"
“Avevamo deciso di abbandonare la lotta armata, e Martini ci ascoltò”. L’ex terrorista Ernesto Balducchi ricorda alla Radio Vaticana quell’evento memorabile, la consegna delle armi da parte dei terroristi delle Brigate Rosse all’arcivescovado di Milano il 13 giugno dell’84. Qualche giorno prima, il 27 maggio, lo stesso Balducchi, accusato di banda armata, dal carcere di San Vittore aveva scritto al cardinale Martini per chiedere l’intervento della Chiesa in una sorta di mediazione per la ripresa del dialogo con lo Stato.
“Noi avevamo già maturato un giudizio negativo sull’esperienza della lotta armata – racconta Balducchi -, però ci trovavamo di fronte un muro abbastanza compatto di opinione che non era disponibile a qualsiasi forma di dialogo, e quindi ad accettare anche questo giudizio critico e questa ‘uscità ideologica dal campo della lotta armata. Parlare con qualcuno – e di fatto, lui venne anche a Natale dell’83 a San Vittore – ci ha confortato in questo. Devo dire che poi ogni volta che lui toccava quegli argomenti – e che la cosa veniva riportata dalla stampa – notavamo che le nostre istanze erano ascoltate, erano recepite”, prosegue.
Sul perché della scelta proprio di Martini come interlocutore per un gesto così importante come la consegna delle armi, Balducchi spiega che “avevamo seguito un suo intervento ad un convegno – mi pare del 1983 – sulla dimensione sociale del peccato. Cioè, illuminava un p0′ l’aspetto sociale, la dimensione sociale del peccato e quindi il suo legame con l’ingiustizia, fondamentalmente. Ecco. Allora scrissi una lettera a Martini. Mi rispose, non me l’aspettavo. E a quel punto ho incominciato a mettere a fuoco quello che avrebbe potuto essere un dialogo anche concreto”. Inoltre la Chiesa, in particolare la Chiesa milanese, “per noi era l’unica sponda che avevamo e a cui potevamo accedere – sottolinea l’ex terrorista rosso -. Il resto erano le Procure della Repubblica che però esigevano nomi, cognomi, dati e fatti, per poi accedere alla cosiddetta legge dei pentiti, ma non era questo che a noi interessava”. Ora, con la morte del cardinale Martini, aggiunge Balducchi, “abbiamo perso un grande riferimento culturale. L’attenzione al problema della giustizia nel mondo: questa era la cosa che anche per la mia esperienza è stata importante”.