Di seguito un lucido ed obiettivo intervento di Piero Belletti, del Comitato Referendum Caccia in Piemonte, sull’assurdità delle preaperture alla caccia.

Oltre a quella dei politici, esistono molte altre caste. Una delle più potenti ed intoccabili è quella dei cacciatori, la quale, grazie soprattutto alla sua trasversalità, riesce ad ottenere privilegi e favori, spesso a scapito degli interessi della collettività.

È quanto sta succedendo in questi giorni, con la polemica relativa alla pre-apertura della stagione venatoria. La Legge nazionale sulla caccia (157/1992) prevede che le Regioni possano autorizzare, per determinate specie ed in relazione alle situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali, nonché previo parere dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ente scientifico di riferimento per le questioni venatorie in Italia) deroghe ai periodi caccia delle diverse specie. In particolare è possibile anticipare la caccia al 1 settembre (le cosiddette pre-aperture).

Quest’anno, a causa delle anomalie climatiche registrate in estate (caldo, siccità, cui vanno aggiunti numerosi incendi che hanno devastato grandi aree in molte Regioni) da più parti è stato chiesto che le Regioni non concedessero tali pre-aperture. Lo stesso Ispra si è di espresso contro, affermando che “le condizioni climatiche estreme che hanno caratterizzato la stagione estiva possono determinare un notevole stress per le popolazioni di fauna selvatica del Paese. Considerata l’imminente apertura della stagione venatoria, Ispra ha inviato lo scorso 27 agosto una nota a tutte le Regioni italiane, e per conoscenza ai Ministeri competenti, che descrive i provvedimenti di regolamentazione dell’attività venatoria che andrebbero assunti dalle Amministrazioni Regionali per ridurre il rischio di gravi danni alle popolazioni selvatiche che attraversano condizioni di particolare vulnerabilità a causa del perdurante periodo di siccità”. Infine, lo stesso Ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, si è dichiarato favorevole ad una più severa regolamentazione dell’attività venatoria.

Ma non c’è stato niente da fare: le Regioni, nella stragrande maggioranza, non hanno ritenuto fosse il caso di accogliere tali richieste ed hanno concesso, come di consueto, le pre-aperture confermando la loro totale accondiscendenza agli interessi del mondo venatorio, anche quando ciò va a palese ed evidente discapito della tutela della fauna.

La gravità della situazione è lampante. La fauna selvatica durante l’estate è stata pesantemente danneggiata dalle avverse condizioni climatiche (e dagli incendi), per cui una riduzione del prelievo venatorio sarebbe stato quanto meno auspicabile.

La realtà è che, soprattutto con riferimento agli uccelli migratori (ad esempio quaglia, tortora, colombaccio), la classica apertura di metà settembre concede poche occasioni ai cacciatori, visto che alcune specie in tale periodo hanno ormai abbandonato il nostro Paese.

Un’ultima considerazione, che riguarda le patetiche dichiarazioni di Osvaldo Veneziano, Presidente dell’Arci-Caccia, secondo il quale, visto che da sabato scorso sono iniziate le piogge, ogni problema è risolto e si può quindi procedere senza problemi alla strage di animali selvatici. A parte l’assurdità delle argomentazioni (la pioggia può forse resuscitare animali morti di sete oppure rinvigorire d’improvviso animali che hanno sofferto per oltre due mesi?), da un esponente del cosiddetto “fronte progressista”, ci saremmo veramente aspettati qualcosa di più.

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